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ALBERTI INTERPRETE DI «LAST FOOD» ESORDIO DEL REGISTA DANIELE CINI

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Gigio presunto cannibale. Ma l'ultimo pasto è a lieto fine

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Lo fa Daniele Cini, a modo suo, utilizzando toni grotteschi ma leggeri, striati da sottile ironia. Regista al suo esordio, già documentarista ed autore televisivo, il prossimo 5 marzo sarà nelle sale italiane con «Last food», seconda pellicola tratta da alcuni suoi racconti legati ai cinque sensi. Ossessioni alimentari, disturbi del corpo e della mente, un sospetto caso di cannibalismo, ma anche un lieto fine con tanto di amore sbocciato a prima vista. «Il cibo come metafora del rapporto con gli altri» sintetizza Cini. Interprete principale del film, Gigio Alberti, apprezzato attore in tante pellicole di successo del nostro cinema come «Mediterraneo» di Salvatores (premio Oscar nel '90), «Ferie d'agosto» di Virzì, «L'ora di religione» di Bellocchio. Con lui nel cast anche l'esordiente Fanny La Monica e Hal Yamanouchi (nella foto con Alberti), da 27 anni nel nostro Paese, voce del guerriero Kazumoto nel recente «L'ultimo samurai» con Tom Cruise. Alberti questa volta veste i panni di Grumand, titolare di una ditta di catering che si salva miracolosamente da un incidente aereo, insieme ad uno chef giapponese, cadendo sui monti del Tibet ed affrontando giorni di cammino senza viveri. Alberti, un personaggio controverso il suo... «Non è stato semplice. Dovevo tener sempre presenti due aspetti: assumere un'aria leggera ed ironica pur parlando di sensi di colpa e cannibalismo». Non erano proprio i monti tibetani, bensì Campo Imperatore in Abruzzo ed il Monte Bianco. Come avete lavorato per rendere gli ambienti così credibili? «Anche se non era il Tibet, assicuro che le temperature erano molto basse. Abbiamo girato a novembre. Ho sofferto tantissimo il freddo, ero terrorizzato dalla scena in cui cado in acqua, non so quanti strati di indumenti avevo addosso. Lavorare in condizioni estreme, tuttavia, ci ha fatto aguzzare l'ingegno riuscendo a ricreare bene il paesaggio». Che rapporto ha invece lei con il cibo? «Normale, nel senso che non amo cucinare, mangio quello che capita senza un particolare gusto. Però sono un ottimo conoscitore di vini». Tra i suoi progetti futuri c'è ancora il teatro? «Non lo abbandonerò mai. Tanto per stare in tema, ho appena finito "Note di cucina" di Rodrigo Garcia, famoso per le sue pièce legate, appunto, al cibo. Sarò di nuovo sul palco con "Naufragi di Don Chisciotte", che l'anno scorso ha vinto il premio della critica come migliore novità dell'anno».

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