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MILANO — Un soprabito maculato, un grande orecchino, una giacca che si apre come una corolla, un cappotto ...

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Perchè tutto, anche nel mondo della moda, è relativo: e lui, ex re del rigore, a Milano ha fatto sfilare l'eccentricità, ma quella a modo suo. Capi che magari, per strada, sdrammatizzati dagli abbinamenti, non risulterebbero vistosi ma che, sulla passerella di Armani, fanno gridare alla rivoluzione. Un'inversione di tendenza dell'Armani style? Lo stilista negli ultimi tempi ha detto molte cose, e anche il loro contrario (forse questo è il bello dei creativi). Stavolta re Giorgio ha spiegato che «la moda ha bisogno di eccentricità, perchè l'abbiamo appiattita», e chissà se davvero si riferiva anche a se stesso. Le donne - è ancora Armani a parlare, dopo la sua sfilata - hanno voglia di apparire una diversa dall'altra. Quindi l'individualismo oggi è importante, ed è una chiave per leggere la nuova collezione. Dunque, il prossimo inverno la donna Armani sarà eccentrica, ma per essere diversa, per farsi notare, non avrà certo bisogno di scoprirsi: le basteranno una gonna godet, che enfatizza le curve senza mostrarle, un pantalone smilzo, che segna e non esibisce, un cappotto dal collo a petali che fa sbocciare il viso, un poncho in pon pon di visone che diventano una rete, un cappello importante, una cloche-parrucca con piume e fili di lurex, un abito da sera stampato a fiori, ricamato, impunturato, con sottogonna di tulle nero. Cose inusuali, quasi Armani abbia voluto perdere, per una volta, quella sua identificabilità, che rende riconoscibile un suo capo senza bisogno di guardare l'etichetta. Schierate in prima fila, ecco le dive da Armani: Sofia Loren, Claudia Cardinale, Ornella Muti, Greta Scacchi e Laura Pausini. Alberta Ferretti, invece, ha spalmato di lacca il suo mondo di eleganza leggera: il risultato è una collezione vetrificata, ma non antica. Con l'aggiunta di un tocco affettuoso con un tributo a Helmut Newton, fotografo che ha fatto grande la moda. Maria Carla e Natasha, le modelle dell'ultima campagna pubblicitaria di Newton, sono le prime a uscire in passerella. Ed è subito chiaro che la collezione è di quelle raffinate e intriganti, giocate sui grigi e sui neri, ma con tocchi di colori forti, accostati in maniera «difficile» e ricercata. Alberta Ferretti ha un modo tutto suo di pensare il fascino femminile. Dice che «in giro non c'è più tanta voglia di essere violentemente appariscenti»: le sue donne non lo sono mai state, ma non sono nemmeno mai cadute nella trappola del classico e del tradizionale. A guidarle, sulla impervia strada di uno stile sofisticato, c'è la sua straordinaria mano: stavolta la stilista ha scelto la laccatura, per dare alla collezione un sapore moderno e inedito, dove qualsiasi sdolcinatura romantica viene interrotta, pressata, smorzata. Il risultato, complice il caso, è sempre diverso, non c'è un vestito uguale a un altro. Lo stesso stile, gli stessi modi, lo stesso linguaggio, a volte gli stessi vestiti per l'uomo e la donna vestiti GF Ferrè, il brand giovane di casa Ferrè, che infatti ha scelto di presentare insieme la collezione per lui e per lei. Per il ragazzo Gf, non c'è una divisa, ma tanti modi di portare gli stessi pezzi facili, come un giaccone multiaccessoriato con tasche, zip e interno staccabile, un lungo cappotto di tela pesante, un giaccone di pelle che sembra carta, un paio di jeans ergonomici. La giovane Gf, invece, gioca alla corsara con i pantaloni gessati corti al ginocchio, il giubbotto di denim smilzo e carico di bottoni, i jeans percorsi da alamari, la mini con le lunghe calze a righe, lo spolverino lungo fino ai piedi, la camicia carica di pizzi e jabot, la maglietta a rete. Per lui citazioni militari, per lei nostalgia british, per entrambi una vena vintage. Nero per la sera più femminile, con abitini di velluti froissè e pizzi stropicciati, orli irregolari e nastri di raso, paillettes cucite di taglio e disegni d'argento, di ruches, voile, taffettà e pelle lucida. Sal. Esp.

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