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Una colonna per la via Appia al posto della stele di Aksum

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Tuttavia, già da quando ancora si discuteva del futuro di quel monumento, furono più o meno sommessamente avanzate proposte di sostituzione che, a giudicare dal poco che s'è saputo, avevano tutta l'aria di prospettarsi come delle... minacce. Ora poi è sopraggiunta la decisione — «presa di getto, senza calcoli, sull'onda sincera di un dolore che ha coinvolto tutta l'Italia» (com'ha tenuto a far sapere il Presidente della Provincia) — di erigere, al posto della Stele, un monumento alla memoria dei militari e dei civili italiani uccisi in Irak e di ridenominare la piazza di Porta Capena, «piazza dei Caduti di Nassirya». Questa decisione (che, da parte di amministratori avveduti avrebbe dovuto essere presa a freddo e attentamente ponderata), lascia, nel suo complesso, molto perplessi. Ma assolutamente contrari per quel che riguarda la «ridenonimazione» della piazza: si tratterebbe infatti, di un ennesimo, immotivato, deprecabile e intollerabile «sventramento» toponomastico (dopo i tanti che aspettano sempre d'essere risanati). Tanto più grave in quanto cancellerebbe una memoria storica (e urbanistica) che risale a oltre 25 secoli fa: quella relativa alla Porta — della quale sparirebbe così ogni «traccia» — aperta nelle mura repubblicane del IV secolo a.C. (ma, verosimilmente, anche in quelle dell'età regia, d'un paio di secoli prima) — dalla quale usciva la «via Latina», la strada «nazionale» dei Latini, diretta verso i Colli Albani. Non solo. A partire dal 312 a.C., infatti, da essa ebbe inizio anche la «via Appia» che, fino alla biforcazione tuttora esistente nella zona del piazzale Numa Pompilio, coincideva con la Latina. Quanto al nuovo monumento, non basta la presenza della sede della FAO a giustificare la collocazione in quel punto. Esso potrebbe trovar posto in altra parte. Anche a breve distanza, visto che all'inizio di viale Guido Baccelli c'è già un «largo delle vittime del terrorismo» (tra le quali potrebbero essere comprese anche quelle di Nassirya). Invece, se proprio qualcosa deve essere collocato al posto della Stele rimossa, sembra molto più logica e appropriata, in quel punto, una «memoria» della via Appia, la «regina» delle strade romane e tratto iniziale di quello straordinario monumento che furono, tutti insieme, gli oltre 80.000 chilometri della rete viaria estesa da Roma sui territori di tre continenti. Sarebbe sufficiente una colonna — com'è stato suggerito dall'Archeoclub — che richiami, anche nella proporzione, quella antica (delle due che erano) rimasta in piedi a Brindisi, dove l'Appia terminava. Vi si potrebbe aggiungere il testo — che conosciamo — dell'«elegium» di Appio Claudio, promotore della strada nonché del più antico tra tutti gli acquedotti di Roma che, proprio a ridosso della Porta Capena, uscito all'aperto, superava la valle posta tra il Celio e l'Aventino, su una serie di arcate: le prime, in assoluto, di un acquedotto romano.

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