IL FLOP PIÙ CLAMOROSO È STATO QUELLO DI «TRENTA ORE PER LA VITA»
Pochi soldi e troppe trasmissioni: non tira più la beneficenza in Tv
L'ultima testimonianza della tendenza degli italiani alla parsimonia dinanzi alle donazioni incentivate dal piccolo schermo, è rappresentata dal crollo di ascolti della maratona «Trenta ore per la vita», solo due milioni di spettatori. La trasmissione, traslocata da Mediaset a Viale Mazzini, è andata recentemente in onda, in due prime serate sulla seconda rete, gestita dalla conduttrice storica Lorella Cuccarini (nella foto) che per otto edizioni l'aveva condotta sulla Tv commerciale con maggior riscontro di pubblico. Nel mese scorso destino analogo era capitato alla partita di calcio tra personaggi noti del mondo dello spettacolo, trasmessa in diretta da Raidue, il cui incasso doveva essere finalizzato all'apertura di un museo della memoria dedicato allo sterminio degli ebrei. L'affluenza di pubblico e l'incasso erano stati molto bassi. A breve scadenza arriveranno sugli schermi televisivi altri appuntamenti finalizzati a raccogliere fondi, tra cui una serata per la ricerca scientifica contro il cancro e l'annuale partita del cuore. Esistono inoltre, altre serate speciali, durante la stagione di massimo ascolto, che raccolgono fondi per azioni umanitarie, tra cui anche lo «Zecchino d'oro», e per la ricerca scientifica in vari settori della medicina. Nel panorama dei programmi finalizzati a sostenere la ricerca scientifica l'unico che mantiene e rinforza le proprie posizioni è «Telethon», in onda agli inizi di dicembre, dal 1990, sulle reti Rai. «La fabbrica del sorriso», appuntamento che lo scorso novembre ha sostituito su Mediaset il transfuga «Trenta ore per la vita», nonostante la presenza di Gerry Scotti come padrone di casa, non ha mantenuto le aspettative della vigilia. È il crollo della fiducia degli italiani nella beneficenza veicolata dal piccolo schermo o la spia di un malessere sociale di maggiore rilevanza? «L'euro ha svuotato le tasche dei cittadini che, ritrovandosi giorno dopo giorno più poveri, puntano su obbiettivi benefici ben precisi sui quali avere un riscontro immediato che spesso la Tv non riesce a dare» afferma don Felice Riva, esperto di Comunicazione dell'Opera Don Guanella. «La platea televisiva è frastornata dall'eccesso di richiesta di aiuto attraverso il piccolo schermo ed è diventata più egoista», riflette Domenico De Masi, responsabile del Dipartimento di Sociologia dell'Università la Sapienza di Roma. De Masi puntualizza come la gente sia più presa dall'incitamento a consumare che dalla richiesta a solidarizzare. «Quanto più la solidarietà si inflaziona, tanto più la gente è portata a selezionare le richieste di aiuto ed a scegliere quelle che danno più fiducia», afferma Nicolò Contucci, responsabile della comunicazione e della raccolta fondi per Telethon. Nel sottolineare che i fondi raccolti attraverso la maratona televisiva Rai, la prima e la più longeva, si incrementano di anno in anno, Contucci fa notare come, per le altre associazioni di ricerca scientifica, si assottiglia notevolmente la parte di fondi raccolta attraverso gli appelli televisivi. Il motivo? La trasparenza nell'utilizzo dei fondi e la visibilità degli obbiettivi raggiunti sono elementi fondamentali che spesso il messaggio televisivo, troppo frettoloso, dimentica di fornire al pubblico.