LA RAGAZZA CON L'ORECCHINO DI PERLA, di Peter Webber, con Scarlett Johansson e Colin Firth, Gran Bretagna-Lussemburgo, 2003.
La scrittrice americana Tracy Chevalier ne trasse ispirazione, alla fine degli Ottanta, per un romanzo, intitolato «La ragazza con l'orecchino di perla», in cui immaginava che quella fanciulla fosse una servetta, dotata di sensibilità artistica, cui il pittore, servendosene come modella, si era legato platonicamente suscitando però a tal segno la gelosia della moglie che l'altra veniva licenziata. Oggi l'esordiente inglese Peter Webber si rifà a quel romanzo, svolgendolo più o meno com'era stato costruito. La vita quotidiana a Delf, il pittore al centro della sua numerosa famiglia, una suocera avida di denaro che lo spinge a dipingere per aver compensi dai mecenati, e, in mezzo, quella servetta conquistata a poco a poco dall'arte di Veermer, conquistando lui. Il rapporto fra i due si affida soprattutto ai sottintesi, privilegiando le allusioni e il non detto, mentre la cornice attorno, pur ricreata dalla fotografia di Eduardo Serra con riferimenti alla pittura di Veermer, non ne ripropone sempre il miracolo della luce, salvo, forse, nella ricostruzione dello studio angusto e cupo del pittore ripreso anche da altri suoi dipinti («Donna con la brocca», ad esempio). Se il film ha un pregio, così, va ricercato, e allora senza riserve, nell'interpretazione di Scarlett Johansson nella parte della protagonista e nella riproposta che sa darci del dipinto che la ritrae: bocca sensuale, viso enigmatico, non tradisce Veermer. G. L. R.