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di GIAN LUIGI RONDI L'AMORE È ETERNO FINCHÉ DURA, di e con Carlo Verdone,e con Laura Morante, ...

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CARLO Verdone in un momento felice. Scherzando (ma non troppo) con i sentimenti, giocando con il sesso ma solo per fingere, con furbizia, di citare la pochade. Si comincia con Gilberto e Tiziana, sposati da vent'anni e con una figlia già grandicella. Gilberto, naturalmente il nostro Verdone, comincia a sentire il bisogno di sensazioni nuove e va a cercarle in un gruppo dove si facilitano incontri sentimentali fortuiti. Tiziana, con il viso bello ma risentito di Laura Morante, quando viene a saperlo pur non essendo neanche lei proprio innocente caccia il marito di casa e medita il divorzio. Sconcertato, Gilberto trova un rifugio temporaneo in casa di un amico (Rodolfo Corsato) sposato a una donna, Carlotta (la sempre più affascinante Stefania Rocca), che, oltre ad accogliere festosamente il nuovo venuto, si ingegna a proporgli delle pseudo «anime gemelle» per colmare la sua solitudine e metter riparo alla depressione in cui è caduto. Se non che, dopo vari tentativi andati a vuoto, Carlotta e Gilberto finiranno per mettersi insieme, sia pure dopo molte esitazioni. Mentre, dal canto loro, al momento di tirare le somme di quei girotondi sentimentali, sembra che il marito di Carlotta e la stessa Tiziana si mettano insieme a loro volta. Non è detto però che, finito il film, tutte quelle coppie che lasciano spaiate, non tornino al loro disegno originario... Una commedia intelligente, non solo per l'intelligenza con cui il lieto fine, anche se forse prevedibile, si lascia del tutto sospeso, ma per il colore psicologico di quei personaggi che si avvicinano di continuo fra imbarazzi, crisi, equivoci e sorprese, avendo sempre l'aria di raggiungere una meta e poi lasciandosela sfuggire. Con astute malizie da parte di un testo (scritto, insieme con Verdone, da Francesca Marciano e Pasquale Platino) che anche quando infittisce la trama di episodi e di personaggi secondari, riesce poi sempre a ricondurli a una salda unità narrativa in cui trovano abilmente il loro ordine e il loro posto. Mentre la regia di Verdone porta tutto avanti con un dinamismo e una freschezza che si impongono persino in quei momenti che sembrano concedersi ripensamenti o stasi. Con tecniche solide (musiche, fotografia, scenografia) e una recitazione che, in ognuno, non perde mai un colpo. Non solo Verdone, inquieto cinquantenne, ma Laura Morante e Stefania Rocca, tenute in equilibrio con sapienza tra riflessioni e brio.

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