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di MAURIZIO MARINI VA SUBITO detto che una mostra come quella di «Gaspare Traversi» (a Napoli, ...

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Deviata da un sottotitolo "scarpettiano" (con richiami alla più usurata tradizione partenopea): «Napoletani del '700 tra miseria e nobiltà», la rassegna può suggerire quello che in effetti l'opera artistica di Gaspare Traversi (Napoli, 1772 c - Roma, 1770) non è, con la conseguente collocazione in un ambito provinciale rispetto alle aperture che il "il secolo dei lumi" stava attuando. In tal senso è indubbio che l'origine e l'evoluzione del suo linguaggio tecnico-visivo trovino "humus" in contesti sociali come quelli di Napoli e di Roma in cui erano pressoché immediati i riflessi del "mondo novo", soprattutto di Parigi e di Londra: dall'«Enciclopedie» alla graffiante satira sociale incisa da William Hogarth. Nella capitale del Mezzogiorno l'artista rimane fino al 1752 circa, quando, dopo una fase preparatoria presso il Solimena, cui ho fatto cenno, deve avere tentato di svolgere un lavoro indipendente assolvendo le rare commissioni chiesastiche che gli furono avanzate in patria. Anche se non si possono escludere altre opportunità, quelle accertabili si riducono a due. La prima è una «Crocifissione» (Roma collezione privata) per un oratorio o una cappella privata non identificata, corredata dalla firma nonché dalla data «1748») (un anno dopo la morte di Solimena); la seconda un nucleo decorativo di tre tele con la «Natività di Maria», l'«Annunciazione» e l'«Assunzione in cielo», pertinenti alla chiesa rionale di Santa Maria dell'Aiuto a Napoli, tutt'ora "in loco". La «Crocifissione» esprime la volontà di liberarsi dagli stilemi del più corrente "solimenismo" ibridando la composizione con citazioni da Guido Reni e, soprattutto, da Simon Vouet. La concorrenza tra i vari e validi allievi del Solimena (capeggiati da Francesco De Mura) deve avere indotto il Traversi a mutare città e, quindi committenza, trasferendosi a Roma. Nella città papale trova residenza nel rione Trastevere, in un'area lontana dai fulcri artistici di Santa Maria del Popolo, Sant'Andrea delle Fratte e San Lorenzo in Lucina, ma all'interno di centri come Santa Cecilia e, in particolare, San Francesco a Ripa. In breve fu raggiunto, da Napoli, dalla sorella minore Caterina, la quale il 29 gennaio 1758, lo ebbe come testimone di nozze. Il 13 febbraio dell'anno successivo il Traversi si sposava con la romana Rosa Orlandi, che gli dette quattro figli (sopravvissuti solo due). L'inserimento nella realtà romana ebbe come effetti immediati il recupero di valenze linguistiche del più ortodosso naturalismo napoletano, dal Ribera alle popolari figurine presepiali del Sammartino, nonché l'acquisizione di elementi narrativi connessi alla vita quotidiana delle classi aristocratiche e dei relativi ritratti. Nelle affollate messe in scena, tra giochi di carte, risse, accademie di disegni e convivi musicali, Traversi ha sovente inserito se stesso (particolarità ignorata nel catalogo). Le sue fattezze, caratterizzate da un naso alquanto pronunciato, sono note da un «Autoritratto» (Seattle, Art Museum), e s'individuano nella «Posa per un ritratto» (Parigi, Louvre, 1754) e nella «Lezione di disegno» (Kansas City, Nelson-Atkins Museum of Art, foto), in ambo i casi come "pittore", nonché nella «Lezione di musica» ("pendant" del precedente), allusivamente, a sinistra, al di sotto di un suonatore di flauto "traverso". Nondimeno la padronanza con cui ha sempre trascritto le note negli spartiti musicali lascia intendere la sua competenza sull'argomento. Concludo considerando sia la mancanza di confronti con Giaquinto e Conca, sia la scarsa prudenza nell'inserire quali autografi del Traversi quadri che necessitano di un maggiore approfondimento: «Sposalizio della Vergine», «Maddalena in meditazione», «Tarantella», «Giocatori di carte», «La partita a carte», «Ritratto di prelato», «Ritratto del duca Troiano Spinelli di Laurino».

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