Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

di RAFFAELE RAMOS POCHE ALTRE città tributano un culto letterario così entusiasta come fa ...

default_image

  • a
  • a
  • a

È appunto la birra che svolgerà un ruolo fondamentale nella più grande e più lunga festa letteraria della storia, indetta per festeggiare il centenario del sensazionale viaggio di Leopold Bloom - il protagonista dell'«Ulisse» di James Joyce - nelle strade della capitale irlandese, nelle sue emozioni e nei meandri della sua anima. L'Ulisse racconta ventiquattro ore della vita di Bloom, ma il governo irlandese ha deciso di trasformare l'intero 2004 in un gigantesco omaggio a Joyce, il cui culmine sarà il 16 giugno, vigilia della festa nazionale di San Patrizio e giorno in cui Bloom esce dalla sua casa al numero 7 di Eccles Street dando il via a una giornata di quotidiana mediocrità, che pur tuttavia evoca, nella scansione dei suoi capitoli e nelle infinite citazioni omeriche, l'avventura dell'Odissea. L'Ulisse di Joyce è considerato uno dei pilastri della letteratura mondiale, soprattutto per il modo in cui lo scrittore usa il linguaggio, guidando il lettore con tono semplice e familiare attraverso i recessi dell'anima di Leopold Bloom. Ma al tempo stesso si tratta di un romanzo oscuro e impenetrabile per la maggior parte delle persone, nel quale lo scrittore cerca di riportare sulla carta niente meno che il flusso della coscienza, ossia quell'affastellarsi di sensazioni, pensieri e ricordi che sorgono dentro di noi in maniera spesso spontanea e casuale, senza che ci sia un filo logico capace di dare loro un significato compiuto. Ed è appunto qui che entra in gioco l'importanza della birra... Niente di meglio di una pinta di buona Guinness - dicono i proprietari dei pubs di Dublino - per capire ciò che altrimenti sarebbe inintelligibile. L'Ulisse è il romanzo dublinese per eccellenza, per difficile che sia la sua lettura. È un viaggio nei sentimenti di Leopold Bloom - un uomo come tanti, inaridito dagli insuccessi sul lavoro, dal dolore per la morte di un figlio, dall'amarezza per l'infedeltà di sua moglie, - una poetica successione di fantasie e parodie; ma è anche un itinerario attraverso le chiese, i ponti, i pubs, i bordelli, i cimiteri di Dublino, mentre il protagonista - accompagnato da Stephen Dedalus, l'alter ego di Joyce da giovane - tenta di vendere annunci pubblicitari per un giornale. L'avventura dura soltanto ventiquattro ore, ma nella storia della letteratura pochi uomini sono stati sottoposti a una simile dissezione. Joyce fa di Bloom un eroe come l'Ulisse di Omero - «pacifista, eroe, vagabondo, musicista e artista», - benché la realtà in cui si muove sia ben più squallida di quella in cui si svolgono le gesta del protagonista dell'Odissea, che vagabonda per il Mediterraneo inseguendo «virtute e conoscenza», per dirla con Dante. Ma l'epicità, sembra dire Joyce, è insita in ogni esperienza umana, anche la più miserevole e banale, perché epico è l'umano tentativo di indagare i segreti della propria anima, di trovare il proprio autentico sé stesso oltre le maschere che la vita ci costringe a indossare. Come Ulisse, sospinto dalle onde del mare e dagli dei invidiosi verso sempre nuove avversità, è il simbolo dell'uomo che si oppone al proprio destino, Bloom è il simbolo dell'uomo contemporaneo che non si ribella ai flutti della vita, perché si rende conto che l'esistenza che dovrebbe difendere e migliorare non merita alcuno sforzo. E così, preda di frustrazioni e di sensi d'inferiorità, l'Ulisse di Joyce si rifugia nell'immaginazione. Coltivando velleitarie fantasie di rivalsa. Mediante l'uso metodico del linguaggio, che maneggia come un bisturi, Joyce ci permette di penetrare nella maniera più naturale nei continui mutamenti d'umore di Bloom, nelle sue ossessioni e contraddizioni. Quello che fa, in realtà, è un'autopsia dell'intero genere umano colto nella sua deriva postfreudiana, quando il senso stesso dell'identità individuale si identifica con la sua indefinibilità. Joyce scrisse il suo capolavoro fra il 1914 e il 1921 a Parigi - dove esiste un pub che porta il suo nome, - Zurigo e Trieste, ricostruendo col ricordo nei mini

Dai blog