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di GIUSEPPE GALASSO IL REVISIONISMO, tutte le volte in cui si presta ad essere individuato ...

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Revisionista è un termine che, in realtà, dapprima si è presentato sul terreno politico e poi ha subito una trasposizione sul terreno storiografico, ma sempre per quanto attiene alla storia contemporanea. Il che è anche giusto perché «revisione» implica anche un atteggiamento psicologico, che risulta più immediatamente conciliabile e armonizzabile con gli interessi di storia contemporanea. Nel corso della storia del Novecento abbiamo avuto parecchi revisionismi, qualificati e non con questo termine. Ne vorrei ricordare almeno uno perché è macroscopico. Dopo la prima guerra mondiale sorse la questione della responsabilità del conflitto. La sentenza dei vincitori fu che la colpa del conflitto era dei tedeschi. I tedeschi stessi si persuasero di questo e nacque la famosa Schuldfrage (la questione della colpa), per cui il governo di Weimar cominciò a pubblicare una serie di documenti. Die Grosse Politik der Europaischen Kabinette: quaranta volumi dunque, sedicimila documenti i quali dimostravano che la Schuld, ovvero la colpa, non era così facilmente assegnabile, sul terreno storiografico, quando si fosse risaliti alla genesi immediata delle mosse e contromosse che avevano determinato la politica internazionale di quel tempo. Comunque, non solo questa iniziativa spinse anche altri paesi a pubblicare le loro serie diplomatiche ma ebbe un effetto immediato sulle discussioni storiografiche. Uno studioso inglese, Alan John Percival Taylor, ripeté una analoga iniziativa storiografica anche per il successivo conflitto mondiale con il volume Le origini della seconda Guerra Mondiale. In seno alla storiografia tedesca iniziò su questo problema un dibattito di altissimo profilo. Nacque la Fischerkontroverse, la controversia originata dall'importante lavoro di Fritz Fischer, che tradotto in italiano, porta il titolo «Assalto al potere mondiale». In questo libro, in sostanza, si dimostrava che c'era, da parte della Germania, una costante iniziativa espansiva, imperialistica, che mirava, addirittura, non soltanto all'egemonia continentale, ma all'egemonia mondiale o, almeno, a un primato mondiale. Altri storici tedeschi replicarono. Uno tra questi va ricordato, Gerhard Ritter, per la sua importantissima opera sul militarismo tedesco (I militari e la politica nella Germania moderna, 3 voll.), nella quale sostenne che militarismo e tradizione politica tedesca non si erano identificati completamente, come appariva a Fischer, nel corso della storia del Secondo Reich; che questa identificazione era subentrata soltanto da un certo momento; e che solo da allora in poi le spinte militaristiche avevano dominato nella politica internazionale del Reich. Ho voluto ricordare questa discussione perché a me pare esemplare, e per più di un motivo. Le revisioni si fanno contro tesi consolidate che in qualche modo rappresentano una convenzione storiografica su problemi di storia contemporanea, su esperienze del nostro tempo. Le discussioni revisionistiche possono di fatto portare a risultati importanti e a opzioni storiografiche di primissimo ordine e a vari arricchimenti culturali quando sono sostenute da almeno due elementi: o una vastissima base documentaria; oppure una nuova metodologia storiografica. Il revisionismo - per chiamarlo così - che si è abbattuto sulla Rivoluzione francese in occasione del suo secondo centenario era apparentemente ideologico, e anche apprezzabilmente ideologico nelle intenzioni, ma non lo fu altrettanto dal punto di vista storiografico, senza contare che veniva proprio allora contraddetto dalla caduta dei regimi comunisti europei, nei quali le idee della Rivoluzione francese rivelavano la loro effettiva vitalità. Il mestiere del revisionista non è facile. Si potrebbe distinguere tra revisionismo alto e basso. L'autentico revisionismo impone più responsabilità rispetto alla continuità della tradizione storiografica e credo che i più scrupolosi dovrebbero essere coloro che, per principio, del revisionista sogliono vestire l'abito e si pr

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