di DARIO SALVATORI LA MUSICA di Frank Zappa non è mai stata così universale come oggi.

A dieci anni dalla morte, Zappa continua ad influenzare artisti di varie generazioni, in modo assolutamente trasversale e interdisciplinare. Nella sua lunga attività il geniale musicista di Baltimora è passato dalle condanne di associazioni moraliste e dal bando delle autorità fino al rango di "musicista serio", con tanto di inviti nei più prestigiosi teatri del mondo, Scala compresa. In trent'anni di carriera, nessun territorio musicale è rimasto inesplorato per Zappa e ogni incursione è stata importante e ricca di spunti per centinaia di musicisti. Quello che ha permesso a questo musicista di distinguersi dagli altri artisti pop e di essere spesso paragonato ai grandi del jazz dell'epoca non è stato tanto il suo lavoro di compositore e chitarrista - per quanto straordinario - ma la sua disciplinata capacità di creare gruppi. «Ancora più di Miles Davis - scrive Mitch Myers su Down Beat - Zappa ha diretto molti dei migliori musicisti degli ultimi decenni. E come Duke Ellington ha saputo tirare fuori ciò che c'era di fantastico in ognuno di loro». Per tanti, infatti, Frank Zappa è stato la migliore scuola e il trampolino che li ha lanciati sulla scena internazionale. Dal primo all'ultimo gruppo, il musicista italo-americano ha fatto in modo che la musica suonata fosse permeata della sua singolare personalità. Una musica fatta di umorismo, politica, sesso, satira e tanto lavoro. A ben guardare, tutta la sua sconfinata produzione propone due facce ben distinte: da un lato c'è il musicista serio che ascolta Stravinskij e Varèse, che fonde jazz e musica contemporanea; dall'altro un abile (e a volte astuto) manipolatore di materiale altrui, seguendo una regola personalissima ma rigida, tutt'altro che superficiale. Non a caso ha sempre sostenuto che gli americani consumano la musica come qualcosa da ostentare o come tappezzeria del proprio stile di vita: il consumo avviene senza nessuna considerazione del perché e del come viene fatta. Quando poi la musica viene commercializzata, l'accento si sposta sulla pseudo personalità dell'artista, magnificando quindi le doti del personaggio e del performer. Avido collezionista di sonorità black, di cori rhythm and blues e di rock and roll bianco anni Cinquanta, studia teoria musicale, si ingegna a impadronirsi di tecniche di studio complicatissime, impara a suonare praticamente ogni strumento e nei suoi Mothers of Invention accoglie un vero e proprio esercito di dotatissimi musicisti, molti dei quali si recheranno alla sua corte per imparare e poi prenderanno strade personali, pur sempre marchiate dall'incontro. Provocatorio e iconoclasta, pronto a satireggiare su tutto, a stimolare reazioni violente con i suoi dischi affollati, zeppi di dialoghi "scandalosi", portatori di un'ideologia considerata pericolosa, Zappa ha dimostrato come sia possibile spaziare, sconfinare, elevare il livello del rock senza confondere il pubblico. Dall'album di debutto «Freak out» del 1966 a «Absolutely free» (incentrato su una corrosiva satira dei luoghi comuni statunitensi), da «We're only in it for the money»(crudele parodia del «Sgt. Pepper» dei Beatles) a «200 motels»(che dal vivo verrà eseguito anche in un memorabile concerto con l'orchestra diretta da Zubin Mehta), il suo linguaggio rimane inquieto,lirico, teatrale, originalissimo. Gli appassionati romani non più giovanissimi ricordano ancora la sua prima e felice apparizione romana, con una band di prim'ordine, in cui spiccavano collaboratori molto noti, come il violinista Jean-Luc Ponty e la tastierista Ruth Underwood. Musica interamente scritta, ad alto tasso tecnico (tutti i musicisti erano di eccezionale "prima lettura"), con arrangiamenti sofisticati, da cui affiorò un «Arr