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di ANTONIO ANGELI COSA sia esattamente questo «Amerika» non lo sa nemmeno Maurizio Scaparro ...

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Di certo è un dvd, attualmente in vendita, che contiene uno spettacolo teatrale trasposto con tecniche decisamente cinematografiche sul supporto digitale. Il risultato, anche se difficilmente omologabile, è certamente godibile e interessante. Come molte delle cose create da Scaparro «Amerika» (un dvd, Istituto Luce, 20 euro) è un lavoro con basi rigorosamente classiche che però lascia molto spazio alla sperimentazione. All'origine c'è un romanzo di Franz Kafka, appunto «Amerika». Uno degli scritti meno citati e meno pubblicati. Un Kafka che volge lo sguardo all'ironia del «Candido» volteriano, fa analisi sociale e tiene da parte quel pessimismo cosmico che lo pervade nelle altre opere. «Quasi un cabaret», spiega Scaparro. Il romanzo narra le vicende di un giovane ebreo tedesco un po' sprovveduto che, avendo messo incinta una domestica, viene inviato dalla famiglia benestante e timorosa di uno scandalo da un parente che da tempo è emigrato negli Stati Uniti. Da questo romanzo Masolino D'Amico e Fausto Malcovati hanno adattato un vivo testo teatrale animandolo con le musiche dal «menestrello» degli Stati Uniti dei primi anni del Novecento: Scott Joplin. Una scelta di grande effetto, oltre che cronologicamente coerente. Maurizio Scaparro, regista e attualmente direttore del «Theatre des italiens» a Parigi, nel Duemila ne ha fatto una pièce per il teatro Eliseo con protagonista Max Malatesta. Le repliche, tanti applausi e di solito tutto finisce così. Ma Scaparro «per quella voglia pazza di chi fa teatro di parlare a più persone possibili» avvia il progetto «Teatro è cinema» e decide di «fissare in digitale» tutto quel lavoro che altrimenti svanirebbe alla chiusura del sipario. La tecnica usata è di assoluta qualità (la fotografia è di un maestro del settore, Ennio Guarnieri), la regia non vuole tradire il sapore teatrale dell'opera, che resta ben ancorata nello spazio del prestigioso Teatro Valle, con le quinte che vengono spostate elegantemente dagli stessi attori. Ma dal teatro si esce, proprio nel prologo, con una serie di oniriche immagini di Praga. Un esperimento notevole e gustoso.

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