Amanda Lear, l'icona dell'ambiguità sessuale degli anni '70, la sperimentatrice di vita, amica dei simboli ...
Il romanzo, intitolato «Io e Dalì», uscirà in Francia il prossimo 6 maggio. «Ho conosciuto Dalì a Parigi - racconta la Lear alla rivista francese Point De Vue - Il pittore trascorreva tre mesi all'hotel Meurice, a partire da ottobre, prima di andare per altri tre mesi e New York e per altri sei a Cadaques. All'epoca, io facevo la modella per Paco Rabanne e una sera, al termine della sfilata, tutta truccata e pettinata, Paco me lo presentò. Quando lo vidi per la prima volta Dalì era circondato da parrucchieri, modelle, scrocconi... una specie di corte dei miracoli molto spiacevole, ma che lui adorava. Il giorno dopo, il pittore mi invitò per un tete-a-tete ed io scoprii un altro uomo, dallo splendido senso dell'umorismo. A partire da quel giorno, Dalì mi trascinò ovunque, mi presentò persone che non avrei mai potuto avvicinare: Juan Carlos, Andy Warhol, la Callas... A Cadaques, ho visto arrivare il Beatles, Yul Brinner, Kirk Douglas. La Catalogna era veramente divenuta il centro del mondo». «Dalì ascoltava la radio - aggiunge la Lear - adorava il Tour de France. "È meraviglioso, diceva, quei poveracci dei ciclisti che sudano sulle salite e noi che ce ne stiamo qua". Gli leggevo Huysmans - rivela l'attrice - Proust e il marchese de Sade. In letteratura, aveva un gusto classico, come nella scrittura».