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di GIAN LUIGI RONDI I FIGLI DELLA PIOGGIA, di Philippe Leclerc, lungometraggio a disegni ...

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UN DISEGNO animato francese di buona scuola. Il regista è Philippe Leclerc, che ha iniziato la sua carriera nel settore prima sotto la guida di Paul Grimault («Il re e l'uccello»), poi sotto quella di René Laloux («Pianeta Selvaggio»). Il segno grafico è di Philippe Caza, noto autore di fumetti e illustratore, che ha anche curato la sceneggiatura ispirandosi a un romanzo di Serge Brussolo, scrittore molto apprezzato in Francia nel genere fantastico. La storia ci conduce in evi lontanissimi quando, sulla Terra, per un curioso maleficio, c'erano due sole stagioni, un'estate torrida che potevano sopportare solo i Pyross, adoratori del sole e, come indicava il loro nome, anche del fuoco, e un autunno perennemente piovoso che faceva la gioia degli Hydross, cultori invece dell'acqua. I primi erano guerrieri irosi, i secondi, invece, erano dediti solo alle danze (sotto la pioggia) e ai giochi. Gli uni, però, volevano dominare e distruggere gli altri, da qui continue guerre con l'unico rischio che i Pyross, a contatto con l'acqua, morivano, e gli Hydross, a contatto con il fuoco, si incenerivano. A metter fine, però, a quei contrasti e a ristabilire un equilibrio sano fra i due popoli, interviene a un certo momento l'amore: tra un ardimentoso figlio del fuoco e una pallida e fragile fanciulla figlia della pioggia. Morale: basta guerre tra gli opposti, la pace può sanare le diversità. Il tutto come nelle favole anche se, qua e là, con toni un po' saccenti quando è di scena il Supercattivo a capo dei Pyross che la guerra la vuole solo per il proprio tornaconto, però i disegni sono piacevolissimi, gli uomini e anche molti buffi animali sono frutto di una giocosa fantasia e i ritmi, specie quando in primo piano si fa l'avventura, non potrebbero essere più spigliati. Con il gusto dell'invenzione visiva, dei colori, delle musiche. Non è Disney, non sono i giapponesi, ma il segno si impone. E convince.

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