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di DARIO SALVATORI GENNAIO 2003 può esser considerata una data importante per l'Art Ensemble of Chicago.

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Grazie a lui la formazione acquista quell'equilibrio interno forse perduto nel 1999, anno della prematura scomparsa di Lester Bowie, trombettista. In quello stesso mese Radiotre offre loro un concerto radiofonico da cui è tratto il materiale di questo «Reunion». È noto che operazioni del genere sono sempre rischiose, legate a varianti che sovente hanno poco a che vedere con la musica, ma il gruppo di Chicago mostra di esser musicalmente lucido, con tutte le carte in regola per non sfigurare. Certo, lo scenario jazzistico (e sociale) e profondamente mutato dal 1967, anno dell'esordio, e in generale dagli anni '70 (il debutto italiano avvenne nel marzo 1974 al Festival Jazz di Bergamo), ma questo non vuol dire che siano venute meno le ragioni del loro jazz subalterno e vigoroso, ispirato, seppur non facilissimo. Art Ensemble of Chicago, «Reunion», (Around Jazz / Il Manifesto) Regina indiscussa dell'hip-hop che omaggia anche tutta la tradizione black, Missy Elliott pubblica questo enfatico «This is not a test», suo quinto album. Dal 1997 ad oggi, sempre in compagnia del fido produttore Timbaland, la Elliott può ben dire di aver riscritto le regole della musica nera urbana, mettendo d'accordo melodia e tecnologia, violenze ritmiche e provocazione. È la sensualità dell'hip-hop e in particolare di questa pantera, leader di un team di lavoro affiatatissimo, ormai addirittura micidiale nel centrare il successo. «This is not a test»; è stato preceduto dal singolo-video «Pass that dutch», forse non necessariamente il piatto forte dell'album ma sicuramente il momento più tribale. Hip-hop esasperato, forse con l'unico limite riguardante i «guest». Un'esagerazione. Stavolta la lista comprende: Mary J. Blige, Jay-Z, Fabolous, R, Kelly, Nelly ed Elephant Man. Missy Elliott, «This is not a test», (Elektra / Warner)

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