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Minghella e Law, caccia all'Oscar per caso

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Il protagonista del suo ultimo film afferma di essere diventato una star per caso. Insieme hanno collezionato sette candidature all'Oscar. Sono Anthony Minghella e Jude Law che ieri erano a Roma per promuovere la loro ultima fatica. Un vero caso cinematografico questo «Ritorno a Cold Mountain», una storia d'amore straziata dalla Guerra Civile americana, che il 13 esce nelle sale italiane. È costato 70 milioni di dollari e in poco tempo ne ha già incassati 83. Ha vinto un Golden Globe (a Renée Zellweger migliore attrice non protagonista), ha dato il via al Festival di Berlino e ora guarda agli Oscar. Il regista Anthony Minghella, figlio di gelatai italiani nato in Inghilterra cinquant'anni fa, avendo già vinto una statuetta nel '96 con «Il paziente inglese», fa il disinvolto. «In casa mia la vetrina dei premi è accanto alla cyclette. Non so quale di queste due cose due odio di più», afferma scherzando anche se effettivamente è qualche chilo in sovrappeso. Ma ammette che i grandi premi (come gli attrezzi ginnici) servono a vivere meglio. Più deciso Law (trentunenne londinese che ha già interpretato «Era Mio Padre» nel 2002, «Il Nemico alle Porte, 2001; «Gattaca», 1997). Afferma senza mezzi termini che un Oscar migliora la vita. «Con i premi - spiega - si guadagnano visibilità, credibilità e popolarità, ma soprattutto la sicurezza di lavorare sempre di più e con le persone che con le quali hai sempre desiderato farlo». Nel cast di «Ritorno a Cold Mountain» protagonista femminile è Nicole Kidman. Lei non si affanna in giro per promuovere il nuovo film. Di Oscar ne ha già uno, caldo caldo, guadagnato lo scorso anno con «The Hours».

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