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Il tenente Zaremba: «Noi polacchi primi lassù»

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Col grado di tenente, combatteva in un reparto chiamato «I ragazzi di Leopoli», in ricordo degli adolescenti polacchi che nel 1920 sbarrarono il passo all'Armata Rossa. Signor Zaremba, chi issò la bandiera polacca sulle rovine dell'Abbazia di Montecassino? «Il tenente Gurgiel, dei Lancieri di Podolia. Ma il generale Wadislaw Anders, comandante del Secondo Corpo polacco, per una forma di cameratismo, fece subito dopo dispiegare anche l'Union Jack inglese». La battaglia di Montecassino, si concluse il 18 maggio oppure no? «Dal 20 al 25 maggio, il Secondo Corpo fu sanguinosamente impegnato a Piedimonte di San Germano, caposaldo della "Linea Hitler". Quando questa linea venne sfondata, il nome di Adolf Hitler non venne più fatto dai tedeschi, per motivi di propaganda. D'altro canto, è sufficiente leggere le date in cui caddero i polacchi, per controllare la veridicità di quanto affermo». Perché questa riluttanza, fin da allora, a riconoscere i meriti dei polacchi nell'aprire la strada verso Roma? «Gli Alleati ai massimi livelli, non avevano la coscienza tranquilla. Gran Bretagna e Francia, nel 1939, erano entrate in guerra, per difendere la libertà e l'indipendenza della Polonia, aggredita dalla Germani nazista. Nel 1944, il quadro era cambiato. Mentre il Secondo Corpo di Anders (più di 40 mila uomini) versava il suo sangue nella campagna d'Italia, gli Alleati, il presidente americano Roosevelt in particolare, erano pronti a cedere la Polonia Orientale a Stalin. E noi lo sapevamo». C. D. R.

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