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Il maresciallo che osò criticare Mussolini

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Vicerè in Africa, accusava il Duce per la disfatta nel deserto. Ma non lo tradì mai

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Lo capì Graziani anche a motivo del terreno sul quale si trovò ad operare: il deserto libico. Aperte le ostilità contro gli inglesi, gli riuscì di conquistare Sidi el Barrani con una prima e spettacolare avanzata in territorio egiziano. Poi si fermò, malgrado le continue sollecitazioni da Roma, affinchè procedesse avanti, verso Marsa Matruck e le foci del Nilo. Il fatto è che con tutti i suoi limiti, ed erano parecchi, Graziani aveva capito che non gli era possibile fare di piu. Gli italiani, è vero, erano piu numerosi degli inglesi, ma difettavano di mezzi di trasporto, di armi moderne, di una adeguata copertura aerea. I nostri carri da combattimento, per esempio, erano ben poca cosa al confronto del carro inglese «Mathelda», dotato di un cannone capace di perforare facilmente le corazze dei carri italiani; altresì un carro collegato agli altri per radio, cosa che facilitava la manovra combinata. Da qui gli appelli continui di Graziani a Roma affinché gli inviassero degli aiuti: «A me quaggiù occorrono autoblindo, carri armati, armi anticarro e automezzi - scriveva fra l'altro - Se possono affluire raggruppati organicamente in divisioni corazzate, tanto meglio, purchè giungano in tempo». E più avanti: «Duce, mandatemi i mezzi corazzati e i soldati d'Italia salveranno la Libia». Ma furono appelli caduti nel vuoto, specie da che Mussolini aveva deciso di aprire un altro fronte in Grecia. Morale: ci impantanammo in Grecia e perdemmo la Cirenaica. E Graziani, giudicato responsabile della disfatta, venne richiamato in Patria, dove non ebbe più un comando degno di tale nome. È quanto si ricava dalla biografia, eccellente sul piano della rievocazione storica, e come taglio di racconto, che Romano Canosa ha dedicato a questa complessa figura. Aveva di sé una eccessiva autostima, e doveva la sua carriera anche ai rapporti con la gente che conta e che era stato capace di intrattenere. Sia in Libia che in Etiopia fu un duro colonizzatore e in odio a Badoglio non esitò ad aderire alla Repubblica Sociale, dove ebbe l'incarico di ministro della Guerra. Ma uno dei pochi che ebbe l'ardire, nei giorni della sconfitta in Libia, di scrivere a Mussolini delle parole di accusa: «Voi mi avete misconosciuto». Personaggio del suo tempo, certo. Ma non immeritevole che se ne parli a tutt'oggi. Romano Canosa «Graziani» Mondadori 418 pagine, 19 euro

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