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PARIGI — Una gigantesca valigia con il celebre monogramma - una L e una V intrecciate - domina in questi ...

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L'enorme «24 ore» che prende metà della facciata del palazzo Vuitton, sulla prestigiosa avenue, è ormai il lasciapassare inseparabile dell'uomo - e della donna - d'affari che conta. Il punto d'arrivo di una storia cominciata nel 1836 quando Louis Vuitton, 15enne figlio di un mugnaio, sbarca a Parigi dopo aver traversato la Francia a piedi dal Jura natale. Stalliere, sguattero, tutto va bene per mettere insieme il pranzo con la cena. Poi, nell'autunno 1837, arriva un lavoro che a sua insaputa segna l'inizio della grande avventura: è assunto come operaio-imballatore e costruisce grandi casse-bauli in legno di pioppo utilizzate in viaggio per proteggere abiti ed effetti personali. A 30 anni, arriva la fama: i sarti più noti e gli aristocratici lo osannano, e la fantasia si scatena al ritmo delle nuove invenzioni in fatto di mezzi di trasporto che diventano fonte di ispirazione. Louis inventa mille astuzie per creare bagagli sempre più comodi e sofisticati, abolisce le forme bombate perchè possano più facilmente trovare posto nei treni, disegna un baule-letto per l'esploratore Savorgnan de Brazza, in partenza per l'Africa, propone bauli-armadio, trova nuovi sistemi di serrature inviolabili, ai bagagli aggiunge la marocchineria e trasforma quel che era all'origine un sacco per trasportare la biancheria sporca in una vera borsa da viaggio: il famoso Steamer Bag. Insoddisfatto delle pelli abitualmente usate per rivestire bauli e valigie, opta per una tela incollata sul legno, color «grigio Trianon». Diventa il suo marchio di fabbrica suggellato nel 1896 dal celebre monogramma con le due iniziali.

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