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di ALBERTO DI MAJO ROMA è stata tradita ancora una volta.

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La Camera dei deputati ha concesso alla Città Eterna soltanto un ruolo di comparsa al cospetto delle sorelle considerate maggiori: Milano e Firenze. Proprio quest'ultima città ospiterà la sede della fondazione che coordinerà in tutte le regioni il «prodotto moda». Dopo lo sfogo degli stilisti, decisi anche a scendere in piazza, si fa sentire Francesco Saponaro, assessore regionale alle attività produttive. «La Regione, il Comune, la Camera di Commercio e Altaroma, stanno lavorando per valorizzare il sistema moda di Roma e del Lazio, e per questo ritengo necessario attuare ogni possibile iniziativa per garantire a Roma una presenza forte in seno al sistema museale italiano della moda, proprio per l'esigenza di dare pari opportunità di sviluppo alle realtà produttive locali in grado di valorizzare il nostro patrimonio» ha scritto ieri l'assessore in una lettera indirizzata ad Andrea Mondello, Mariapia Garavaglia e Stefano Dominella. La «bocciatura» della capitale suona come una beffa: «L'ho accolta con grande sorpresa - spiega Saponaro - Il provvedimento penalizza Roma. Per arrivare a questa norma ci sarebbe stato bisogno di un dialogo con tutte le regioni, soprattutto con quelle che hanno avuto o hanno conquistato una storia e una rilevanza particolare in questo campo. Non c'è stata attenzione sufficiente al Lazio che invece ha portato avanti grandi iniziative per favorire l'internazionalizzazione». Dopo il trattamento riservato alla Città Eterna, Saponaro ripercorre l'impegno degli addetti ai lavori: «Nel novembre scorso, a Bruxelles, nell'ambito del semestre di presidenza italiano, il Lazio è stata l'unica regione a promuovere la moda italiana, con una manifestazione che ha richiamato anche l'attenzione di Valentino, assente da anni dalle nostre passerelle». Non è bastato il semestre, le passerelle, Valentino per valutare con obiettività la capitale: «Non c'è ancora la consapevolezza di dove è arrivata la moda nel Lazio e a Roma - continua l'assessore regionale - All'esterno, evidentemente, si pensa solo a Milano e Firenze. C'è poi anche il campanilismo e una questione d'interesse». Sarebbe stato verosimile stabilire Roma come sede del coordinamento nazionale al posto di Firenze? «Certo, e se non proprio questo bisognava almeno valutare che ruolo dare alla capitale che ha un'immagine e un peso particolari. È un concetto di sistema, di quel "fare sistema" che è assolutamente mancato in questa occasione». Ma non c'è resa. «Ho scritto a Mondello, Dominella e alla Garavaglia per dirgli di metterci intorno a un tavolo e cercare di costruire scuole e musei della moda. Per dare formazione e spingere sulla comunicazione e l'internazionalizzazione. Ho insistito spesso anche sull'opportunità di creare un istituto superiore di moda, quale punto di riferimento per favorire la qualificazione dei giovani. Ci incontreremo nei prossimi giorni ed elaboreremo una strategia efficace».

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