di GIAN LUIGI RONDI BON VOYAGE, di Jean-Pierre Rappeneau, con Isabelle Adjani, Gérard ...
HO SEMPRE avuto simpatia per il cinema di Jean-Pierre Rappeneau. Sia quando privilegiava la commedia, con brio ma anche con eleganza («Gli sposi dell'Anno Secondo»), sia quando raggiungeva equilibri felici tra l'epica e l'avventura («Cyrano de Bergerac»). Oggi, dopo aver esordito con la rievocazione amabile degli anni tra guerra e dopoguerra («L'armata sul sofà»), affronta, senza perdere il sorriso e anzi con molte malizie quell'anno terribile che fu per la Francia il 1940, con la disfatta, l'invasione tedesca e l'armistizio chiesto da Petain appena arrivato al potere. Sempre a livello, però, di piccola gente (anche se tra i personaggi c'è un ministro) e con una marea di furbi, di profittatori, di spie e di donne pronte a mettersi dalla parte dei vincitori. La protagonista, Viviane, è una di queste donne, attrice di teatro e di cinema. Si lascia corteggiare da un ministro ancora in carica ma ha anche un giovane innamorato, Frédéric, che non esita a coinvolgere in un omicidio. Profittando però dell'invasione, Frédéric evade e raggiunge Viviane a Bordeaux dove si sono dati convegno (in attesa degli eventi che li faranno finire a Vichy) molti notabili del governo prossimo al dissolvimento, insieme con vari profughi in fuga dalla Parigi già occupata e con uno scienziato che cerca di fuggire in Inghilterra perché gli invasori non entrino in possesso delle sue invenzioni. Da qui un'autentica sarabanda. Gli amori da una parte, la politica dall'altra, le delazioni, i tradimenti, gli affanni. Tra un via vai di personaggi coloriti in mezzo ai quali spiccano soprattutto l'attrice ansiosa di far carriera comunque, Frédéric che, pur essendone innamorato, comincia a giudicarla, e il ministro che, sentendosi franare il terreno sotto i piedi, non tarda a vedere in Petain la sola soluzione... Rappeneau, che si è scritto il testo insieme con Patrick Modiano, non si concede soste, porta tutto avanti con ritmi inarrestabili, dando spazio alla commedia anche quando sembra accettare il dramma, indulgendo qua e là perfino alla farsa, mescolandovi però in mezzo, sia pure con discrezione, i sentimenti. Attentissimo, sempre, a non perdere mai l'equilibrio. Con il sussidio di interpreti di prim'ordine, Gérard Depardieu, il ministro, Isabelle Adjani l'attrice, Grégori Derangère, l'«amoroso». Un trio da applausi.