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di VALERIA CHICHI LA PRIMA rete museale della moda ha l'ok della Camera.

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Il testo ora passa all'esame del Senato e se verrà approvato la moda italiana avrà una sua rappresentanza museale, non senza notevoli contraddizioni. Nonostante il progetto di legge assicuri il più ampio coinvolgimento nella Fondazione delle strutture museali già esistenti, ben due milioni di euro, dei tre milioni stanziati, saranno vincolati all'istituzione di un nuovo Museo della Moda a Milano e solo 500.000 sono destinati al Museo della Moda e del Costume di Firenze, mentre la stessa cifra di 500.000 euro è destinata all'Istituzione di un Museo Nazionale della Seta a Como. Una vittoria per la moda italiana - dice la Santanchè - quella ottenuta oggi (ieri ndr) alla Camera con l'approvazione dell'Istituzione del Museo della moda di Milano». «La moda - sottolinea la parlamentare di An - ha dato tanto al nostro Paese, non solo in termini di immagine, ma anche di occupazione, fatturato, ed esportazione. La nascita del museo della moda è un tangibile segno di attenzione delle istituzioni verso un settore colpevolmente trascurato nel passato». Meno entusiasti i parlamentari dell'opposizione Spini e Bimbi. La Galleria del costume di Palazzo Pitti di Firenze che prenderà il nome di Galleria nazionale della moda e del costume e che dovrebbe gestire l'intera rete museale, non ha grandi risorse economiche rispetto alla sede milanese da costruire ex novo. «La necessità è quella di guardare in via prioritaria alle strutture pubbliche esistenti - ha dichiarato ieri in aula l'on. Valdo Spini, fiorentino, dei DS. Mentre La Russa (An) ha paragonato le argomentazioni dell'opposizione a «una curva campanilistica da stadio». «Stiamo cercando di fare il bene nazionale» ha continuato La Russa, appellandosi alla concordia, e sottolineando i meriti di Milano nel riconoscimento del Made in Italy in tutto il mondo. Per la storica Fondazione Micol Fontana di Roma, che rappresenta il primo esempio dell'alta moda in Italia: le briciole.

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