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Il festival di Berlino, che si inaugura domani con «Cold Mountain» di Anthony Minghella, sembra avere due anime. E la circostanza, lo ha ammesso anche Kosslick, non dipende dalla speciale creatività degli organizzatori ma da almeno una causa di forza maggiore. Da sempre innamorato del cinema spettacolare Kosslick non ha voluto rinunciare a Hollywood ma, a causa dell'anticipazione della data di consegna degli Oscar (29 febbraio), ha dovuto concentrare tutti i film Usa con qualche star al seguito nei primi giorni della rassegna. Dei 26 film della selezione ufficiale da 18 paesi, di cui 19 prime mondiali e due esordi assoluti, cinque sono americani: tre sono in concorso, due fuori. Tra questi ultimi, oltre a Minghella, c'è «Something's Gotta Give» (Tutto può succedere), il film che ha portato alla candidatura di Diane Keaton per la migliore attrice protagonista. I tre film Usa in concorso sono «Monster», ispirato ad un fatto di cronaca, con Charlize Theron (anche lei candidata) nel ruolo di una serial killer; «Before Sunset» di Richard Linklater, che torna a Berlino dopo lo speculare «Before Sunrise» (sempre con protagonista Julie Delpy); e «The Missing» di Ron Howard con Tommy Lee Jones e Cate Blanchett. Quasi tutti questi film saranno programmati entro il 10 febbraio. Poi, più spazio alla seconda anima del Festival, quella che da sempre caratterizza Berlino e guarda verso altri mondi. Quest'anno è la volta del Sud del mondo e in particolare del Sudafrica, che è il tema centrale del Forum, la sezione più sperimentale, con circa 60 film da 23 paesi di cui 30 prime mondiali. Dieci di questi film sono prodotti dalla giovane cinematografia sudafricana e fanno parte del «Project 10: Real Stories from a Free South AfricaA». I lavori provengono da contesti sociali ed etnici diversi ma si somigliano nel presentare una fotografia ravvicinata della vita di questo Paese lontano concentrandosi sulle tribolazione e le vittorie della giovane nazione sulla strada verso la libertà. A questi va aggiunto il documentario tedesco-sudafricano «Memories of Rain» di Gisela Albrecht e Angela Mai, che racconta la storia della lotta contro l'apartheid. Omaggio al sud del mondo anche attraverso il premio alla carriera all'argentino Fernando Solanas. Il regista di El Sur, El Viaje, La nube, che da oltre 30 anni racconta la realtà del suo paese, riceverà il premio il 10 febbraio. A Berlino, in panorama, c'è anche il docu-film '«ravelling with Che Guevara», realizzato da Gianni Minà. Il documentario che ha accompagnato il film «Diario di motocicletta» di Walter Salles, è un viaggio nella memoria di un uomo, Alberto Granado, che 50 anni dopo ripercorre quei luoghi che hanno cambiato la sua vita e quella del Che. Tra le curiosità del festival va segnalato l'insolito «Papa rua Alguem 5555» dell'italiano Egidio Eronico: tratto da una novella di Peter Schneider ispirata alla vita del medico nazista Josef Mengel ha per protagonista Charlton Heston.