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Personaggi duri come nei gialli

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PUPI Avati, con la sua abilità di narratore e le sue finezze psicologiche torna diciotto anni dopo ai personaggi del suo fortunatissimo «Regalo di Natale» che io ebbi la gioia di avviare al successo quando lo proposi a Venezia alla Mostra del Cinema da me diretta. L'argomento era una partita a poker la notte di Natale che, per una frode, si concludeva con la dura sconfitta di uno dei giocatori. Oggi, lo sconfitto di allora, cerca la rivincita, con le stesse persone, sempre la notte di Natale, convinto però a tentarla, non solo perché di nuovo ricco, ma perché uno dei compagni di gioco di un tempo, promettendogli un aiuto sottobanco, gli garantisce la vittoria. Di sfondo, però, perfidamente architettato, c'è un piano che, con nuovi inganni e delle insidie anche peggiori, tende a preparargli un'altra sconfitta. Ma la conclusione, questa volta, pur con molto pessimismo attorno, sarà diversa. Ecco, il pessimismo. Una nota insolita nel cinema di Avati, così com'era insolita nell'altro film. Fatto emergere con accenti sottili dai personaggi, dai loro intrighi, dalle loro reazioni. Ciascuno con la sua fisionomia ben definita (anche citando le immagini della prima avventura) e con un dosaggio sempre più sapiente dei risvolti quasi «gialli» di quella trappola che è stata predisposta ai danni del protagonista. Mentre i climi via via si fanno sempre più tesi per culminare, nella partita a poker finale, in una vera lezione di cinema; con i volti di ognuno scanditi duramente in primo piano e con i ritmi che, pur nel chiuso di una stanza, si fanno ogni momento più affannosi. Fra rivelazioni ed angosce. Gli stessi interpreti di allora si ripropongono negli stessi personaggi maturati dagli anni e da esperienze nuove. Tutti da lodare; in mezzo, però, fra i più incisivi, Diego Abatantuono, il protagonista, Carlo Delle Piane, quello di cui vendicarsi, Alessandro Haber, il traditore più infido.

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