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SuperBerlusconi: «Ora rientro negli abiti del '94» Tra battute e barzellette anche l'impegno a sostenere il settore: «Perché esporta l'Italia nel mondo»

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Metto sempre gli stessi vestiti e adesso che sono dimagrito undici chili ho tirato fuori dall'armadio i vestiti che usavo nel '94». È un Berlusconi in forma smagliante, pronto alla battuta e allo scherzo, quello che ieri sera ha aperto le porte di Palazzo Chigi per la prima volta al mondo della moda. Intorno ha tutti gli stilisti in calendario sulle passerelle dell'haute couture capitolina. I couturier sorridono ma questa figura di premier «risparmiatore» non è il massimo dello sponsor per un settore in evidente crisi. Arriccia un po' il naso, Stefano Dominella, il presidente di AltaRoma che ha fortemente voluto l'incontro nelle stanze del Governo dopo la visita estiva a casa Ciampi. Al presidente del Consiglio, Dominella ha chiesto sgravi fiscali. E il presidente, scherzando, ha risposto: «Mi sono messo una mano in tasca e l'ho tirata fuori mostrando che non ci sono soldi pubblici». Poi ha continuato serio: «In questo momento è arduo trovare il modo per aiutare chiunque. Ma se c'è un settore che dovrebbe essere sostenuto è proprio la moda. Perchè porta l'Italia, lo stile e i prodotti italiani nel mondo. Dai mobili, all'arredo agli occhiali, al settore tessile e quindi all'abbigliamento. Apre il cuore vedere come in calendario ci siano tanti giovani coraggiosi che rischiano». Dominella incalza: «Presidente siamo nani... abbiamo bisogno di supporto». E Berlusconi: «Il governo sta facendo tanto e mi impegno a ridurre l'Iva salvi i limiti Ue. Parlo da imprenditore a colleghi imprenditori: avrete priorità rispetto agli altri. Se fate questo mestiere è perché vi piace il bello. Vi invito a espandervi dovunque ci siano situazioni da migliorare dal punto di vista estetico. Anche nelle confezioni di cibo...» Foto di gruppo e poi via per un giro veloce nelle stanze del Presidente. «Qui non si litiga - spiega il padrone di casa attraversando la sala del Consiglio - perché qui comando io e sono il più muscoloso di tutti». Sui fiori finti nel suo studio spiega: «Non ci passo molto tempo perché le telefonate, per non gravare sul bilancio statale, le faccio dagli uffici di Forza Italia. Ma quando vengono ospiti i fiori sono freschi e nei colori della bandiera del paese da dove provengono. Il menù invece è tricolore». Cosa mangiano i capi di Stato ospiti in Italia? «I piatti sono sempre gli stessi. Mozzarella, basilico e pomodoro, pasta al pesto genovese, tagliata chianina con purea di patate e carote e, per finire, gelato tricolore. Il "Silvio ice cream", come lo chiama Bush. Se cambio menù si arrabbiano. Ho provato a far offrire stufato, ma non c'è niente da fare». Per perdere così tanti chili in poco tempo però, il premier si è sottoposto a un regime alimentare rigido. Solo proteine per dieci giorni, a partire dal 1 dicembre, e poi «dieta dissociata» (un solo piatto per ogni pasto). È così che riesce ad abbottonare il suo famoso doppiopetto. Si sente bene, ora, Berlusconi, «un uomo gradevole». Soprattutto dopo il recente lifting («ho rifatto solo le palpebre inferiori e i chirurghi che mi hanno operato non sono sette come qualcuno ha scritto»). Per tenersi in forma va in cyclette ogni tanto mentre studia documenti. In merito alle voci che spesso circolano sulla sua malattia spiega: «Sono solo maldicenze politiche. Ho avuto un tumore ma adesso sto benissimo. E poi come farei a tenere certi ritmi se non fossi in perfetta forma? Dormo poche ore a notte. Ogni sera a mezzanotte mi incontro con Letta (sottosegretario alla presidente del Consiglio n.d.r.), poi leggo i giornali, mi arrabbio, e mi addormento intorno alle 2 e mezza. La mattina mi sveglio allegro alle 7 e un quarto. Ho già smaltito tutte le arrabbiature». Grande assente, come sempre, la moglie Veronica. «Rispetto la scelta di mia moglie che vuole fare la mamma. Durante le visite di Stato, però, quando ci sono le consorti di Bush o Putin, lei non manca mai». Anche sulla signora Berlusconi c'è una battuta, anzi una barzelletta: «Un signore della sinistra, di cui non faccio il nome,

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