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MINIGONNA? No, grazie.

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È una sfilata-spettacolo quella della stilista emiliana che per la prima volta si esibisce nella capitale, guest-star premiata l'altro ieri alla carriera dal sindaco Veltroni. Segue l'input di queste sfilate capitoline e si ispira al cinema. I ballerini mimano le scene dei film e le modelle-mondine fanno rivivere in passerella Silvana Mangano in «Riso amaro». Ai piedi portano stivaletti stampati a fiori come le sottovesti e gli abiti. Gonnellone di tessuti assemblati e sottogonne da can-can, invece, prendono spunto da Giulietta Masina in «Otto e mezzo». La Magnani di «Roma città aperta» ha sottane trasparenti e ricamate, cinture borchiate, boleri di pelliccia. Ad ammirare la collezione un parterre che pullula di personaggi noti: da Ursula Andress a Zeudi Araya, da Simona Izzo a Franco Nero ed Elena Sofia Ricci. Provocatorio, come sempre Alessandro Consiglio, giovane re della sperimentazione. Questa volta si cimenta con i materiali poveri trasformandoli in eleganti abiti da sera. Cinque modelli in tutto per la sua «Fashionomy», la moda in economia che fruga tra gli «attrezzi» delle casalinghe. Ecco allora il lungo nero realizzato in raso illuminato dalle spugnette dorate che servono per pulire le pentole. L'effetto pelliccia si ottiene invece con il mocio bianco: corpino stringato, gonna a cilindro e lungo vaporoso boa molto da diva. La mise per il cocktail? Panni spugna sapientemente intarsiati e assemblati in mosaico. Trecento trecce da rammendo danno forma a un spiritoso modello dal taglio circolare «impreziosito» da una collana di fusi. E i panni da spolvero in fantasia «scozzese» tanto odiati dalle donne? Si amano di più tagliuzzati e cuciti secondo l'estro dello stilista. Indosso fanno tutto un altro effetto! Kat. Per.

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