Hoffman e Hackman nel groviglio della giustizia
«Con il mio film ho cercato di raccontare il classico colpo grosso, sul genere Ocean's eleven» dice candidamente. Ma «La Giuria» è un'opera che induce anche a più nobili elucubrazioni: la Giustizia è al di sopra delle parti? O meglio c'è davvero Giustizia? Ci sono due personaggi, due pezzi da novanta, un «manovratore» di giurie Rankin Fitch (Gene Hackman) e un avvocato «puro» Wendall Rohr (Dustin Hoffman) che rappresentano i due opposti: chi vuole adattare la legge ai suoi sporchi «interessi» e chi crede nell'obiettività e onestà delle norme. All'inizio sembra che il Male trionfi sul Bene. Ma è un abbaglio, fortunatamente. «Il sistema giudiziario americano basato sulla giuria è perfettibile — dice Fleder — ma al momento credo che non ce ne sia uno migliore». E allora Hackman, Hoffman e John Cusack, il terzo protagonista del film, sono lì per ricordarcelo. «Se la giustizia fosse una questione religiosa — spiega il pragmatico Fleder — Hoffman sarebbe il credente, Cusack l'agnostico e Hackman l'ateo». Naturalmente il film gioca pure sulla grandezza dei suoi interpreti. «Per la prima volta insieme Dustin e Gene - ricorda con orgoglio Fleder — e in America dove la loro amicizia quarantennale è entrata nella mitologia questo è stato l'evento. Amiconi eppure così diversi nel lavoro: Hackman è uno che si studia alla perfezione la parte e poi non cambia più se non per qualche aggiustatina. Hoffman, al contrario, è in continuo fieri. Gli piace la sperimentazione sul campo. Se fosse continuato a lungo avrebbero iniziato a litigare. Ne sono sicuro». Il film venerdì uscirà in 150 sale. In America, nonostante la concorrenza spietata, è riuscito a rimanere a lungo nelle sale: «Da noi escono dieci film a settimana — spiega Fleder - Qualcuno pensava che fosse stato girato troppo veloce ma dopo tanta Mtv e pubblicità la gente s'è assuefatta a questo stile e la concitazione è stata assorbita perfettamente. Andando avanti così fra dieci anni cosa propineremo?» N. P.