di KATIA PERRINI QUESTA sì che è alta moda! Né frizzi né lazzi.

Semplicemente abiti che parlano. Come solo Fausto Sarli sa farli parlare. Un'ennesima lezione di maestria, ieri all'Auditorium, seguita da lunghi e commossi applausi. Il sarto napoletano disegna per una donna di classe che non si lascia sedurre dal «trendy». Mai fuori dalle righe, mai esagerata. Se piume e paillettes ci sono, la miscela è talmente misurata e sapiente, da far cadere l'attenzione solo sui tagli perfetti e sull'accattivante d'insieme. Il risultato? Una donna sobria, femminile, seducente. Le gonne, sempre sotto il ginocchio, accompagnano la silhouette e la esaltano. Il sopra segue la linea «T», motivo conduttore di tutta la collezione. Le maniche scompaiono dalle giacche, dalle sahariane e dalle redingote lasciando il posto a sciarpe avvolgenti. I richiami al Continente nero sono costanti e sottili. Ma la collezione non si può definire né etnica né tribale. Nonostante le grandi collane di rame, stoffa maculata e coralli, le stampe animalier, le cinturine di cavallino, gli abiti costruiti con sottili fettucce di organza come steli di miglio, i ricami e gli intagli che ricordano le pitture corporee femminili africane. Qua e là minuscole farfalle di piume. I colori sono quelli della terra, sfumature dall'avorio all'arancio al marrone, e poi rosso e nero e un pizzico di lilla nelle piccole applicazioni floreali del lungo botticelliano. Splendidi gli abiti bianchi da sera che aprono la strada al più bello di tutti, quello da sposa (indossato dall'italiana Eva Riccobono arrivata da New York per sfilare in esclusiva per il maestro). Il collo-scultura all'americana si apre sui fianchi in piccole ali che nascondono una sorpresa. Perché, visto davanti sembrerebbe un lungo tubino dalla linea semplice e pulita, invece dietro spunta una grande coda tutta costruita in più strati di pizzo, tagliato in piccoli ciuffi e assemblato. Come dire.... silenzio, parla Sarli.