Domani la Giornata della Memoria per la Shoah. Che fu ispirata dal ministro del Führer
Tanto più se, dettate dal linguaggio politico, chiamano in causa quella immensa tragedia che è stata l'Olocausto. Il Presidente del Consiglio ha ricordato l'aurea massima del ministro della Propaganda del Terzo Reich: «Una menzogna ripetuta all'infinito diventa verità, come dimostra Goebbels». Evidente il riferimento di Berlusconi alle accuse rivoltegli ad ogni piè sospinto dai partiti di sinistra. Fassino, di rimando, ha consigliato Berlusconi di «farsi dire chi era Goebbels da Maurizio Gasparri e da Clemente Mimun»; frase molto infe1ice per il ministro delle Comunicazioni, ma ancora di più per il direttore del Tg1 che notoriamente è ebreo. Se a questo incidente di Fassino si aggiunge quello che è stato detto in occasione della visita di Gianfranco Fini in Israele — con il riconoscimento del nazi-fascismo come «male assoluto» — si ha appunto la riprova che su questa materia non è lecito scherzare meno che mai «scivolare» come è accaduto al segretario Ds. L'accenno di Berlusconi a Joseph Goebbels titolare del ministero della propaganda dal 1933 (ascesa al potere di Hitler) al suicidio nel bunker della cancelleria con la moglie e i figli nel 1945, è servito, alla vigilia del Giorno della Memoria a mettere in risalto il ruolo del diavolo zoppo della gerarchia nazista. Se Himmler, Eichmann e altri come loro misero materialmente in moto le macine della morte, l'alibi, il motivo scatenante furono opera di Goebbels. La sera del 9 novembre 1938 Goebbels si trovava a Monaco in una birreria per le annuali celebrazioni del fallito colpo di stato nazista nel 1923 a Monaco di Baviera. Giunse la notizia che un giovane ebreo aveva sparato a un impiegato dell'Ambasciata tedesca a Parigi. Quello che accadde è passato alla storia come la Notte dei Cristalli, perché in tutta la Germania le vetrine dei negozi e delle abitazioni degli ebrei andarono in frantumi. A parere di Goebbels gli ebrei stavano diventando insolenti e avevano bisogno di una lezione. Il 12 novembre, la polizia di stato a Berlino fece un bilancio semplicemente allucinante. «Il campo di concentramento di Buchenwald — si leggeva — non ha più la capienza dopo la recente spedizione perciò devono essere annullati ulteriori trasferimenti ad eccezione per i trasporti già in viaggio». A Berlino dopo la Notte dei Cristalli restò a lungo in vari quartieri l'acre odore del fumo mentre i passanti avvertivano lo scricchiolio dei vetri sopra le scarpe. Accadde anche qualcosa di paradossale. Hermann, capo dell'aviazione ma anche del piano di sviluppo del Terzo Reich, protestò energicamente non certo per la sorte degli ebrei, dei loro beni e delle molte sinagoghe date alle fiamme, ma perché le assicurazioni tedesche sulla carta dovevano pagare i danni che ammontavano a un miliardo di marchi ante guerra, una somma fantastica. Naturalmente, si trovò il modo di non sborsare un centesimo. Fu dunque Goebbels a innescare nel novembre del 1938 la fase finale della contestazione politica e ideologica contro gli ebrei preludio alla «soluzione finale». La decisione di cancellare il popolo ebraico venne presa nel gennaio 1942 in una elegante villa di un sobborgo di Berlino. Heydrich, potente capo del servizio di sicurezza delle SS (in seguito ucciso dai partigiani a Praga), elencò le varie comunità israelitiche: dai 200 ebrei dell'Albania a più di 5 milioni dell'Unione Sovietica: i 330 mila ebrei inglesi erano fuori dalla portata dei nazisti, ma i 58 mila ebrei italiani erano nel mirino come tutti gli altri. Insistente e maligna, la propaganda di Goebbels fece da contrappunto alla politica fondamentale di sterminare la razza ebraica in tutta l'Europa. Quindi quando fu chiaro che nessuna pace di compromesso da parte degli alleati era ipotizzabile, gli ebrei cessarono di essere ostaggi. Si era persino ipotizzato un loro stato nel Madagascar, nell'Oceano Indiano; ma proprio l'odio instillato per mo