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di PAOLO CALCAGNO MARCO Bellocchio vira di 360 gradi l' obiettivo della sua cinepresa e ci sorprende ...

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In gran forma, il regista del recente «Buongiorno notte», premio speciale della Giuria all'ultima Mostra di Venezia, stavolta ha privilegiato il sentimento e la gratitudine, rispetto alla sua nota e urticante visione critica del sociale, emersa fin dai tempi de «I pugni in tasca». È un'affettuosa ricerca di Verdi, un riconoscente inchino all'impronta di autentica italianità stampata, indelebile, dal grande musicista e un felice abbandono al magico dondolio del bel canto, questo malinconico e appassionato «Addio del passato» (47 minuti), che ci auguriamo di vedere al più presto sulle reti Rai, magari non a tarda notte, dopo le sapide considerazioni marzulliane. Al centro del documentario c'è «La Traviata», la più celebre e apprezzata delle opere di Verdi. Bellocchio, alla fine del 2000 e con l'avvicinarsi del centenario della morte di Giuseppe Verdi, si è lanciato alla ricerca dei legami tra «La Traviata» e Piacenza, città di origine sua e dell'immortale compositore. Il regista, per rintracciare le melodie alle radici della musica verdiana, segue il cammino che lo porta a contatto con gli abitanti di Piacenza. Soprattutto, Bellocchio si sofferma nel ritrovo dove cantanti e coristi hanno l'abitudine di incontrarsi, spinti dalla passione per «La Traviata »: «La Cooperativa Infrangibile», dove ogni martedì mattina i coristi si riuniscono per cantare. Ma anche al Teatro lirico, nella storica cornice di Villanova D'Arda, al Conservatorio e, persino, fra i tavoli dei ristoranti. Assieme al lavoro di Bellocchio, la selezione del Festival tv di Biarritz ha proposto anche le fiction italiane «Marcinelle», dei Fratelli Frazzi, e (fuori concorso, in anteprima mondiale) «Luisa Sanfelice» dei Fratelli Taviani. Alla sceneggiatura di «Marcinelle» (firmata da Laura Toscano e Franco Marotta), peraltro, è andato l'unico premio (Fipa d'oro) conquistato dai programmi italiani. A completare la tv «made in Italy» al Fipa, il film «Ilaria Alpi, il più crudele dei giorni», di Ferdinando Vicentini; il réportage di Duilio Giammaria «Diari di guerra: da Erbil a Bagdad»; il documentario di Francesca Molteni «Tutti gli uomini di Stalin»; oltre ai titoli del Fipatel, fra cui le puntate su Stockhausen e su Virilio de «La Farina del Diavolo». Una pattuglia di programmi che ha arricchito significativamente la vetrina di diverse realtà del pianeta, allestita con abilità dal direttore Pierre-Henri Delau, attraverso la selezione di 140 produzioni-tv di 35 Paesi. E sarebbe auspicabile che questa «Televisione ideale» (dal sublime affresco cinese «9 chilometri di strada sul mare» al réportage mozzafiato «Esquisses Philippines» , dal toccante «Tien-toi au Coran» ai documentari sulla pedofilia legalizzata in Abissinia e agli schiavi in Mauritania), sbarchi da Biarritz anche sui teleschermi dei nostri soggiorni.

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