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di MARIDA CATERINI SARÀ una «Luisa di Sanfelice» semplice, ingenua quasi infantile.

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Laetitia Casta, a Roma per la presentazione della fiction «Luisa di Sanfelice» in onda su Raiuno domenica 25 e lunedì 26 gennaio, dovrà, però affrontare l'agguerrita concorrenza di Canale 5 che trasmette in contemporanea «Elisa di Rivombrosa», serie ambientata nella medesima epoca, ma con trama immaginaria, rispetto alla realtà storica raccontata da Raiuno. Una fiction, quella di Mediaset, che avrà tra gli spettatori gli stessi fratelli Taviani, come da loro affermato. Nel cast di «Luisa di Sanfelice» ci sono anche Marie Baumer, Lello Arena, Mariano Rigillo, Emilio Solfrizzi. La Casta che confessa di aver avuto alcune iniziali difficoltà nell'accettare il ruolo drammatico, svela i retroscena della lavorazione ed i progetti futuri. Come ha vissuto, signora Casta, il privilegio di lavorare con i Taviani? «Devo a loro la definitiva decisione di dedicare il mio futuro professionale alla recitazione. Grazie alla fiducia che hanno avuto in me io continuerò ad essere un'attrice. L'ho compreso quando, dopo il primo, difficile, e duro provino al quale mi hanno sottoposta, mi hanno chiaramente confermato di rappresentare la persona giusta per un progetto così importante». Il suo personaggio, per amore, fa una scelta drammatica. «Siamo in un'epoca differente, con ideali diversi e non comparabili con la nostra. Hanno ragione i fratelli Taviani nel definire la fiction una ballata romantico popolare che, pur rispettando il rigore storico del racconto, manipola i personaggi. Luisa e Salvato, il rivoluzionario che le trasforma la vita, rappresentano l'incontro obbligato di due esseri destinati ad amarsi». Quindi nulla la lega alla nobildonna partenopea? «Al contrario: ho apprezzato il coraggio grazie al quale è riuscita ad uscire dal torpore nel quale viveva. Anch'io amo le scelte forti». Inizialmente il suo atteggiamento sul set appariva freddo e distaccato. «Ero smarrita per un impegno che consideravo al di là delle mie possibilità. L'importanza del ruolo e l'inserimento in un cast quasi del tutto straniero per me, rischiavano di compromettere non solo la mia presenza ma anche il mio futuro professionale. Invece, nonostante la drammaticità delle vicende, sono riuscita persino a divertirmi, grazie al calore la simpatia e la fiducia di cui sono stata fatta oggetto. Il modo italiano di lavorare sul set è straordinariamente familiare». Progetti futuri? «Sarò sui palcoscenici teatrali parigini con "Ondine", per tre mesi. Poi tornerò in Italia. Ho ricevuto una serie di gratificanti proposte per la Tv ed il cinema».

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