A Rosenstrasse le donne sfidarono i nazisti

Una cascata che travolge tutto e diventa storia. «Rosenstrasse» sontuoso film di Margarethe von Trotta (in uscita in Italia il 27 gennaio, ricorrenza del Giorno della Memoria) ne è la prova. Ruth, un'anziana altoborghese tedesco-ebrea emigrata a New York dopo la guerra, seppellisce il marito e si chiude in un lutto strettissimo. La signora, da sempre ha chiuso la saracinesca sul suo passato. La figlia Hannah vola a Berlino per dipanare il mistero del mutismo materno. Incontra una novantenne Lena Fischer che nel lontano 1943, aveva conosciuto Ruth in una via di Berlino, la Rosenstrasse dove i nazisti, in un tetro palazzone, concentravano gli ebrei arrestati per smistarli ai campi di sterminio. Lena, ariana purissima di nobile schiatta, era lì in cerca del marito ebreo. Ruth, otto anni, chiedeva della mamma (già deportata, ma lei non lo sapeva). Lena adotterà Ruth e la terrà con sè per tre anni. A Rosenstrasse le donne tedesche inscenarono una protesta, impensabile a quei tempi. Reclamarono, rischiando di essere uccise, i propri mariti. Una Plaza de Mayo ante litteram. Una pagina di storia, sconosciuta, che riemerge dall'oblio. «La grandezza di queste donne che hanno osato ribellarsi — spiega la von Trotta nel suo fluente italiano — è il fatto che non sono state mobilitate da nessuno. Nessuno le aveva mandate lì se non il tam tam. Un gesto spontaneo dettato dalla disperazione, una voce sola contro un'assurda crudeltà». Von Trotta non nasconde che la storia, vagheggiata già agli inizi Novanta e messa da parte per carenza di produttori (all'epoca in Germania furoreggiava la commedia), è stata supervisionata con la lente di «una femminista che ha fatto il 68». Ne è venuto fuori un affresco grandioso, a colpi di flashback e intensi primi piani, molto curato e commovente. C'è perfino il perfido Goebbels che occultava la disfatta dell'esercito in Russia con i film genere telefoni bianchi. Un cruccio Von Trotta, ce l'ha: «Nessuna delle protagoniste di Rosenstrasse ha potuto vedere il film. Due donne erano ancora viventi nel '94. La pellicola è stata molto apprezzata, però, dai figli di quel manipolo di temerarie». Ma il nazismo è stato davvero così crudele? «Anche di più — sottolinea Von Trotta — pure con le tedesche ariane, che secondo il regime incarnavano il mito della Fedeltà. Al proprio uomo e alla patria. Ma loro erano puttane perchè mogli di ebrei». Rosenstrasse più che mai attuale dopo le polemiche sull'antisemitismo? «Non confondiamo l'antisemitismo con lo Stato di Israele e la politica di Sharon — conclude Von Trotta — che va combattuta. Quella sì che è nazista». Oggi al cinema Intrastevere la regista tedesca incontrerà i liceali romani. Chissà che ne pensano loro.