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Gigi Sabani: «La mia scuola? Le strade di periferia»

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La Roma è la mia squadra del cuore. Vivere a Roma è una vera e propria felicità. Mio papà era cameriere. Mia madre una casalinga. Sono nato in via della Scrofa, i miei genitori si trasferirono poi al Quarticciolo dove ho abitato fino a 27 anni». La periferia che cosa le ha insegnato? «L'onestà. Sono cresciuto in strada e dalla strada ho imparato cose positive. Al quartiere sono legati i miei ricordi più emozionanti di tutta l'infanzia e l'adolescenza. Oggi rimpiango la familiarità di paese con le critiche e gli elogi per le mie prime apparizioni televisive». È stato un bravo studente? «A volte sì, a volte no. Come sono adesso ero allora. Un animo sciolto. Come mi capita quando conduco un programma. Non posso seguire un copione. A scuola non seguivo un copione. Altrimenti si capirebbe che non sono io. Ho lasciato la scuola, sono andato a lavorare in edilizia. Ho comunque faticato più di chi ha studiato. Ho imparato l'italiano vivendo e non sui libri. Forse per questo il mio pubblico nazional-popolare mi ha amato, mi ama e spero mi ami sempre». Perché ha scelto lo spettacolo? «Ero piccolissimo e già amavo imitare i cantanti. I primi applausi durante le festicciole. Poi ho cominciato a fare il claqueur al teatro delle Vittorie. Era l'anno '79 e Ravera mi fece debuttare alla Gondola d'Oro di Venezia». E il successo? «Immediato. Non ho mai comunque dormito sugli allori. Tanta televisione. Tante soddisfazioni». Il personaggio che ha amato di più? «Alberto Sordi. L'ho avuto sempre sulla mia pelle». Qualche noia con i suoi imitati? «Mai, sono stati sempre contenti e mi hanno elogiato». È innamorato? «Da otto anni mi accompagno a Fabiana. Mi è stata sempre vicina anche nei momenti difficili. Mi ha aiutato a superare tante ingiustizie, tanta sofferenza». E suo figlio Simone? «Una vera e propria ricchezza. Vuol fare l'attore. Lo aiuterò sempre. Mi sento un papà a volte ingiusto per le mie assenze».

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