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di ROBERTO SACCARELLO «SULL'ORIZZONTE del tempo presente spunta, nonostante tutto, la speranza cristiana.

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Noi incrociamo per le strade coloro che fra cent'anni saranno forse sugli altari: per le strade, nelle fabbriche, al parlamento, nelle aule universitarie». La frase di Giorgio La Pira, riportata sulla copertina del giornale della Fuci, Ricerca, per ricordare il centenario della sua nascita, sembra riferirsi in modo profetico alla sua persona, mentre il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze, si avvia a chiudere la fase diocesana per la beatificazione del grande sindaco, aperta dal predecessore Silvano Piovanelli. Cristiano laico, profondamente immerso nella storia; e insieme, uomo di Dio, La Pira fu «uomo di fede, speranza e carità», come ebbe a dire di lui Lazzati. Una fede genuina e granitica, profondamente incarnata nella storia. Una carità esuberante, esercitata verso i suoi poveri ma anche tesa ad un impegno politico per corrispondere a le «attese della povera gente». La Pira nasce in Sicilia, a Pozzallo, il 9 gennaio 1904. A 29 anni vince la cattedra di Istituzione di diritto romano e partecipa, poi, alla stesura della nostra Costituzione repubblicana. Ma è soprattutto come sindaco di Firenze che egli diviene protagonista di iniziative e di missioni internazionali audaci sotto il segno del dialogo e della pace. Dialogo tra Est ed Ovest, tra Nord e Sud del mondo; tra le tre grandi religioni monoteistiche; tra credenti e non credenti; tra le città del mondo. In particolare, nelle lettere a tanti capi di Stato anticipa la letteratura sulla pace dei nostri giorni. A ricordo del centenario della nascita di La Pira, le Poste di Roma hanno emesso il 9 gennaio un francobollo da 0,41 euro (nella foto), realizzato da Tiziana Trinca. La vignetta raffigura a destra il volto sorridente del "sindaco santo" e al centro due brani tratti da suoi discorsi e saggi. In alto e in basso, poi, sono riportati i titoli di due sue pubblicazioni «L'attesa della povera gente» e «La nostra vocazione sociale».

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