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di LUIGI DELL'AGLIO HA MESSO in salvo i principali monumenti del globo o ne ha scoperto ...

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Ora gli è stato affidato l'incarico di proteggere dal rischio sismico la guglia della cattedrale di Strasburgo, la più alta del pianeta. Un compito prestigioso come tutti quelli da lui condotti a termine. Giorgio Croci, romano, è infatti «l'ingegnere che più ha contribuito alla salvaguardia del patrimonio mondiale di beni artistici e culturali», come è scritto nella motivazione del premio assegnatogli nel 2000 dall'Accademia di Francia. Ha scalato la piramide di Chefren, al Cairo, alta 143 metri, e ha svelato verità che secoli di ricerche non avevano neanche sfiorato. Ordinario di Tecnica delle costruzioni all'università La Sapienza, coordina le tre università di Roma negli studi per monitorare e rendere più sicuro l'Anfiteatro Flavio. E ultimamente si è occupato dello smontaggio dell'obelisco di Axum. Prof. Croci, a che punto sono le ricerche sul Colosseo? «Siamo vicini all'obiettivo: un intervento di rinforzo antisismico. Perché, sia chiaro, la parte del Colosseo che manca è crollata soprattutto a causa di quattro terremoti: nell'anno 443, nell'801, nel 1349 e nel 1703. L'anfiteatro è vulnerabile da questo punto di vista. Del resto, Roma è ormai ufficialmente classificata come zona sismica, sia pure di terza categoria. Perciò una verifica del Colosseo è indispensabile. E si lavora a un progetto analogo anche per i Mercati Traianei». Nel 1992 lei è stato autorizzato a scalare la piramide di Chefren. E ha fatto una scoperta. Quale? «La piramide di Chefren ha una caratteristica: presenta, verso la sommità, un rivestimento, una specie di cappuccio. Perché? Un mistero durato a lungo. Sulle piramidi d'Egitto sono stati scritti tanti libri ma risultano poco studiate dal punto di vista strettamente tecnico. Siamo saliti con corde e guide alpine, arrampicandoci anche su questo rivestimento che è una parete liscia. E abbiamo capito. Nell'XI secolo dopo Cristo, serviva materiale per edificare le moschee del Cairo e i palazzi di Alessandria. Ma sarebbe stato impossibile sfilare questo materiale dalla base, sulla quale premeva l'intero rivestimento della piramide, senza romperla (come invece era stato fatto nel passato). Allora si è praticato un intaglio nella parte superiore, isolando una "piramidina" alla sommità. In quell'intaglio, sono stati costruiti dei muretti che hanno sostenuto il rivestimento della parte superiore. Al di sotto dei muretti è stato agevole sfilare il materiale». Spesso ha dovuto compiere imprese spettacolari, per salvare un monumento. Ce ne racconti una. «Dopo il terremoto di Assisi, nel 1997, bisognava impedire che crollassero le volte di tutta la Basilica. Furono messe in sicurezza con tiranti. Poi, per bloccare il timpano, che stava cadendo, serviva una grande gru nel cortile del convento. Dalla porta non sarebbe certo passata. Allora facemmo arrivare un'altra gru, ancora più robusta, capace di sollevare 300 tonnellate, e con questa portammo nel cortile la gru che ci serviva. La sollevammo, superando tutto il tetto del corpo laterale del convento, e l'adagiammo giù». È orgoglioso di essere stato definito "il medico dei monumenti"? «Per salvare i tesori dell'arte, occorre usare anche la mentalità e la capacità diagnostica tipiche del medico, spesso in situazioni da pronto soccorso. E gli interventi debbono essere proporzionati al danno, efficaci ma molto leggeri».

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