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di FOSCA BINCHER TUTTO, ma non i soldi.

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Almeno a qualcosa il dissacratore che ha ideato Striscia la Notizia è rimasto aggrappato. Così è bastato definirlo «miliardario» sulle colonne de Il Tempo per irritarlo. Sì, perchè quella sfiancante contesa fra lui e Paolo Bonolis che questa sera stessa farà deflagare la nostra tv, sembrava la più classica delle liti far eredi. Guai però a parlarne. Per un ligure i soldi sono tanto importanti quanto poco sbandierati. E Ricci è un ligure ricco. Dal portafoglio riservato. «Quanto guadagno?», ha detto ai giornali in queste ore, «Meno di Nanni Moretti. Come Michele Serra». Top secret dunque la Ricci spa. E certo ha ragione di dolersi con questo giornale: da quando è arrivato l'euro, anche un brillante e richiestissimo autore tv come lui non è più miliardario. Solo milionario. Eppure rendono quelle polemiche sui programmi copiati in cui si è sempre specializzata Striscia la Notizia. Riempono di spot Mediaset e forse hanno suggerito al suo ideatore il nome di una società per azioni in cui ha investito una piccola partecipazione. Sì, la Ricci spa ha un nome: «Copy spa», società per azioni con sede a Milano, in piazza Erculea. Fino a due anni fa ne controllava a sua volta un'altra, poi incorporata: la «Accademia edizioni musicali srl» di Albenga. Formalmente Ricci controlla solo il 10% della Copy spa, e il 90% è nelle mani salde di Silvia Arnaud, classe 1955, di Albenga. La Arnaud è il presidente, Ricci stesso l'amministratore. Secondo l'ultimo bilancio disponibile, quello che si è chiuso il 31 dicembre 2002 ed è stato approvato il 30 aprile 2003, la Copy fatturava qualcosa in meno di 14 milioni di euro (erano solo 8,2 l'anno precedente). L'utile netto era di circa 2,8 milioni di euro (l'anno precedente 4,4 milioni). Circa 5 miliardi e mezzo di vecchie lire. Che, secondo la relazione che accompagna il bilancio derivano in gran parte da Rti-Mediaset: «anche in questo esercizio le trasmissioni prodotte hanno ottenuto grande audience, collocandosi sempre ai primi posti delle classifiche televisive». Nella stessa relazione si spiega il quasi raddoppio dei ricavi fra il 2001 e il 2002: «è la conseguenza del rinnovo contrattuale che, grazie al forte potere contrattuale della nostra società, legato all'audience sempre più elevata, ha avuto un notevole incremento». Anche per questo in cassa figurano buone disponibilità liquide: 3,7 milioni di euro fra depositi bancari e postali. Visto che gli interessi sui conti correnti sono quelli che sono, anche Ricci si è dovuto trasformare suo malgrado in bond-holder. Sì. Non è un caso se Striscia la Notizia si trova sempre in prima fila nella difesa dei poveri risparmiatori pelati da Cirio e Parmalat. O forse è un caso molto personale. Perchè in questi anni (nel 2002 circa 2,5 milioni di euro) parte dei guadagni della Ricci spa sono ahimè finiti in azioni e obbligazioni. Ecco il grido di dolore del Ricci-investitore: «si segnala che alcuni investimenti hanno subito perdite ritenute durature e sono stati svalutati al minore fra prezzi di acquisto e valore di mercato. Tale svalutazione ammonta a Euro 102.569». Non sembrerebbe una tragedia, quando uno macina milioni ogni anno. Ma per un ligure doc, altro che Tapiri al Governatore della Banca d'Italia... Nel bilancio figurano debiti tributari per 2,7 milioni di euro. Nella cifra sono compresi 234.433 euro «per adesione alla Sanatoria prevista per gli anni dal 1997 al 2001». Anche per il papà di Striscia la Notizia dunque il condono di Giulio Tremonti ha portato una buona notizia.

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