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A STOCCOLMA un artista palestinese espone un'opera che raffigura un terrorista.

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Sharon elogia il gesto del diplomatico; l'opinione pubblica svedese ne resta esterrefatta. Ha fatto bene l'ambasciatore? Il problema non è particolare bensí universale. La risposta dipende da che cosa sia un'opera d'arte: da quale definizione si voglia dare ad essa. Se l'opera d'arte, in quanto tale, trascende sempre i propri contenuti, vale a dire il proprio materiale, per assurgere a visione universalistica, emblematica, di là dal bene e dal male (ossia dalla morale, dalla religione, dalla politica, etc....), allora l'ambasciatore israeliano ha compiuto un gesto opinabile. Se, per contro, l'opera d'arte è una realtà immanente, relazionata al tempo storico ed allo spazio sociale, ossia se non può trasfigurarsi in voce dell'eterno-presente, allora l'ambasciatore ha agito in modo lecito e «morale». Noi s'è propensi a considerare l'opera d'arte inerente alla prima ipotesi, altrimenti la censura accamperebbe diritti sull'arte. Ma quella esposta era un'opera d'arte? (E. Cav.)

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