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Soldi solo ai registi di valore

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Il ministro Urbani promette più rigore nei finanziamenti

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Lo ha sottolineato il ministro per i beni culturali, Giuliano Urbani, lasciando Palazzo Chigi al termine della riunione. «Nel caso della distribuzione - ha spiegato Urbani - bisogna accertare che avvenga sul serio e che non ci sia un contributo che poi viene utilizzato ad altri fini. La legge italiana era un po' carente da questo punto di vista. Ci siamo ispirati alla legge francese per avere una miglior diffusione del cinema italiano». Innanzitutto il decreto introduce il "reference system", un sistema, appunto, che come spiega una nota ministeriale «supporterà le tradizionali commissioni nella scelta dei soggetti e dei progetti meritevoli di finanziamento, privilegiando chi nel recente passato ha prodotto cinema di qualità e cinema capace di catalizzare l'attenzione del pubblico. In concreto, parallelamente alla tradizionale lettura della sceneggiatura, ciascun progetto verrà valutato anche tenendo conto del curriculum del produttore e del cast». La riforma propone inoltre la coincidenza tra finanziamento concesso e finanziamento garantito ma, ritenendo che la percentuale di finanziamento sostenuta attualmente dallo Stato sia troppo elevata, la riduce al 50% del costo del film. Altra novità è che il finanziamento garantito coinciderà con quello concesso. «Nel passato questo a volte non succedeva e il finanziamento concesso poteva essere del 70-80%. Ora invece una volta deciso il finanziamento giusto questo deve essere assegnato al 100%». E nuove regole arriveranno anche per la scelta dei commissari. «Dovranno essere scelti sulla base di criteri professionali, non soltanto su mere indicazioni del ministro dell'epoca». Per quanto riguarda infine la pubblicità, Urbani ha spiegato che le nuove regole varate servono a correggere un'ingiustizia. «Quando andiamo a vedere film non italiani che sono circa il 75% del totale, questi godono della possibilità di fare pubblicità a vari prodotti: un orologio piuttosto che una marca di acqua minerale. Quindi mentre i film stranieri godono anche di questa forma di finanziamento, quelli italiani no. È come se noi avessimo deciso di penalizzarci e appesantire i costi. Noi invece vogliamo che i nostri produttori giochino alla pari». R. S.

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