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di NATALIA POGGI GIOITE Kevin d'Italia (pischelli dai tredici anni in giù) perchè colui ...

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Il tempo passa (domani compie 49 anni) ma Kevin Costner è sempre lui. Sguardo limpido e onesto, la forza e solidità da «guy next door» (ragazzo della porta accanto), la voglia di parlare, di dispensare saggezza e pillole filosofiche. Semplicemente bello, anche stempiato e con qualche meches biondo-miele di troppo. L'attore californiano è a Roma per presentare «Open range» la sua ultima fatica di regista e attore che in Italia uscirà il 5 marzo con il titolo «Terra di confine». Ambientato nel vecchio western (oltre Costner troviamo Robert Duvall e Annette Bening), narra le vicende di quattro cowboy che vagano per le praterie insieme alle loro mandrie. Fino a quando, arrivati in una città di frontiera, incontrano un violento proprietario terriero che detta legge. C'è un omicidio che innesca la vendetta, c'è una memorabile sparatoria, c'è pure un grande amore. Con un happy end consolatorio. Tutti ingredienti un pò insoliti, di questi tempi. «Il pubblico Usa è riluttante al genere western perchè finora non sono stati fatti dei buoni film — spiega Costner — Non basta mettersi un cappello di cowboy. La gente ha bisogno di coinvolgimento, deve potersi identificare». Ed emozionarsi. Ognuno di noi ha il suo Western interiore. E quello di Kevin è fatto di uomini coraggiosi con un forte senso della lealtà e amicizia. Capaci di atti eroici. «Vivevano in un mondo ostile e insidioso, privi di risorse. Per sopravvivere bisognava far ricorso alla propria intelligenza. Ho sempre pensato che se la mia vita fosse diventata difficile ecco, mi sarei dovuto comportare così». Perchè quando i western vengono fatti bene, il pubblico si chiede: Potremmo essere noi così coraggiosi? L'eroismo per eccellenza? È nel quotidiano, sentenzia Kevin: «In un padre e una madre che fanno i salti mortali per mantenere il proprio figlio». E sembra di stare a catechismo. Poi, pragmatico aggiunge: «Non sono un ingenuo e so bene che il mondo vive un periodo di difficoltà ma continuo a sperare che i miei figli un giorno si comporteranno proprio come gli eroi dell'epopea western». C'è spazio (e voglia) di aprire una finestra sulla politica estera americana. L'occasione una frase celebre di «Balla coi lupi» che suona come una massima: «Nessun uomo può dire a un altro cosa deve fare». Il democratico Costner spiega: «Viviamo in un mondo di progresso ma abbiamo paura a prendere un aereo per spostarci. Le differenze culturali, l'economia di un l'altro paese non devono essere affare nostro, ma i diritti umani, sì. Quando non sei abbastanza forte per spezzare da solo le catene dell'oppressore, il tuo più grande desiderio è che qualcuno un giorno lo faccia per te. Ma abbiamo la saggezza e intelligenza di capire quando è il momento giusto? E abbiamo i leader in grado di farlo?». Sibilla cumana fu più esplicita. L'interrogativo resta sospeso e aleggia nella sala dove l'Italietta in piumino e scarpe a punta comprende una verità: Kevin è un animale in estinzione. «Ho sempre pagato per vedere i film. Vado per conto mio. Adoro stare quelle due ore al buio, adoro il momento in cui si apre il sipario. Ecco penso: la magia sta per avverarsi di nuovo». L'Italietta che s'infervora ogni sera per la diatriba tv Ricci-Bonolis capisce anche perchè: «Il cinema mi ha insegnato a vivere e ad amare. La prima volta, da solo, senza genitori? Al cinema. Dove ho dato pure il mio primo bacio. E ho scoperto cos'è l'ossessione guardando Gregory Peck in Moby Dick». Davvero di Kevin Costner, in giro, non ce ne saranno più.

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