CHIUDE il Museo dell'Alabastro di Volterra e la collezione di sculture, vasellame ed oggettistica, unica ...
Il museo, a gestione completamente privata, ha interrotto l' attività dopo soli tre anni dall'inaugurazione, avvenuta nel 2001. La raccolta è formata da 600 pezzi, tra i quali 260 sono manufatti in alabastro (alabastro gessoso o del Volterrano) realizzati tra la fine del 16/o secolo e la prima metà del '900. Fra questi c'è la celebre collezione Consortini. Tutti i pezzi sono testimonianza dell' attività artistica fiorita durante cinque secoli intorno alla lavorazione dell' alabastro che si trova solo in cave del Volterrano. Gli altri pezzi sono dipinti, mobili d' epoca e varie curiosità del passato tra cui strumenti musicali, oggetti d'arte e d'antiquariato. Era stato un collezionista volterrano, Mario Bruchi, a provare l'esperienza di un museo che radunasse le esperienze artistiche sull'alabastro. «Ma la poca sinergia con le istituzioni pubbliche, non per demerito nostro, e ricavi non convenienti rispetto all' impegno ed ai costi di gestione - ha spiegato Bruchi - mi hanno fatto prendere la decisione di chiudere e di mettere tutto all'asta. È un peccato, si disperderà una raccolta irripetibile». Il museo è ospitato nell' ex convento degli Agostiniani, a Volterra, in locali di proprietà dello stesso Bruchi. «Non per questo mi conviene proseguire, preferisco affittare - ha affermato Bruchi - anche se nel breve periodo di vita del museo il numero di presenze è stato lusinghiero, con circa 30.000 visitatori in tre anni ma purtroppo sempre insufficienti a giustificare i costi di gestione». Bruchi ha radunato la collezione in 35 anni di ricerche fatte in Italia ed all' estero. I pezzi più importanti sono una coppia di vasi della seconda metà del '500 trovati in un palazzo gentilizio romano, che testimoniano una continuità nella lavorazione dell' alabastro dopo il periodo etrusco e medievale, contrariamente a quanto ritenuto dagli studiosi per diverso tempo. Presenti inoltre orologi e sculture provenienti dalla fabbrica «Inghirami Fei», che rilanciò la lavorazione dell' alabastro dal 1791, portandola avanti fino al primo Novecento. Esposti anche busti, sculture, tavoli, vasellame, colonne ed altri oggetti ornamentali realizzati in alabastro nel corso del 1800 - quando vi fu un vero boom artistico dell'alabastro - e nei primi anni del '900 da artisti sia volterrani che fiorentini.