di PAOLA PARISET «WERTHER» di Jules Massenet (1892), che aprirà la stagione al Teatro Comunale ...
Le carte vincenti sono Liliana Cavani, che cura la regia, e nel ruolo primario Andrea Bocelli, il tenore-divo del momento. Cast di tutto rispetto: Charlotte sarà la giovane russa Julia Gertseva, Albert suo marito Natale De Carolis baritono rossiniano, sua sorella Sophie è Magali Léger specialista di Mozart, il podestà è il suadente basso Giorgio Giuseppini. Direttore d'orchestra, l'americano Yves Abel, fondatore dell'Opéra Française di New York sul repertorio raro dell'opera francese. Cosa ha attratto Liliana Cavani verso questa produzione? «Il Werther di Massenet mi piace, è un'opera bella ed emozionante: il protagonista è un anticonformista che mi intriga, è figura basilare per capire i sentimenti e le cose del mondo», dice la regista. E spiega perché ha ideato un'ambientazione del tutto nuova. «Sono partita dal testo di Goethe che ha segnato di sé l'Ottocento e il Novecento sino alle riletture moderne di Kafka e di Thomas Mann, che mi hanno ispirato per l'ambientazione nel Novecento. Cosa c'è infatti di più attuale di un amore impossibile, irrealizzabile? E poi non sopporto le incongruenze, i costumi settecenteschi e la musica del tardo '800. Così ho tolto un po' di polvere ottocentesca dalla musica di Massenet, ma l'ho fatto perchè in essa c'è molto di nuovo, di moderno. Direi che mi ha proprio spinto verso la Germania degli anni '30, anche per l'inquietudine che la pervade». Ma sono gli anni che anticipano il Nazismo: si tratta di una denuncia, nel suo stile di regista impegnata? «Il Nazismo questa volta non c'entra affatto. L'inquietudine, il clima noir di quegli anni è quello che aleggiava anche nella borghesia tedesca del periodo che precedette la Rivoluzione Francese e in cui nacque il testo di Goethe. Insomma, ho portato queste sensazioni sulla scena e sono convinta che così si possa apprezzare meglio il Werther di Massenet». Tutto è filato liscio con Bocelli. «Collaborare con lui mi ha dato delle forti emozioni, che spero di poter trasmettere al pubblico. La sua voce è nuova, originale: estranea alla tradizione italiana del bel canto, è una voce "interpretativa", che riesce molto meglio a rendere le pene d'amore di Werther e a catturare i sentimenti comuni». E lui, Bocelli? «Sarò un Werther virile, macho, non uno smidollato o un pallido Romeo. Massenet ha scritto la parte sia per tenore che per baritono, una voce più corposa».