UN FILM, un tema.
Insomma, 21 grammi sarebbe il peso dell'anima che alla morte abbandona il corpo per finire chissà dove. L'attore americano Sean Penn, premiato con la Coppa Volpi al Festival di Venezia per la sua interpretazione, nel film è l'affascinante e sensuale depositario della metafora dell'anima, forse riposta nel cuore. E un trapianto di cuore consentirà al personaggio il miracolo: quello di costruire una nuova vita interiore, tracciare un nuovo percorso, regalargli una nuova chance dopo un'esistenza piena di errori. Inarritu vede la vita come un percorsoa ttraverso l'inferno per raggiungere la felicità. Una specia di via crucis penitente che ci costringe a portare con noi quei 21 grammi in più: il peso di una esistenza da scontare. E così ci mostra la sua idea, retorica, di speranza e di redenzione: due stati d'animo che fondono insieme l'umano e il divino. Insomma il film del regista messicano (che ha come altri interpreti Benicio Del Toro e Naomi Watts e che uscirà in Italia venerdì prossimo) è destinato a rinnovare il dibattito su quella entità su cui per secoli hanno disquisito filosofi, uomini di religione, scienziati. Dibattito al quale ha voluto portare il suo contributo monsignor Gianfranco Ravasi con un saggio che ricostruisce i plurimillenari tentativi di cogliere l'essenza di quella sostanza impalpabile e misteriosa che albenga in ogni uomo.