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di MARIDA CATERINI DAL 1961, anno in cui ha esordito dietro la macchina da presa con ...

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Il suo nome è legato a capolavori quali «Sacco e Vanzetti» e «L'Agnese va a morire». Oggi Montaldo è a capo della struttura Rai Cinema che ha coprodotto film di gran successo tra cui «Buongiorno, notte» di Marco Bellocchio e «Caterina va in città» di Paolo Virzì. Ma l'impegno della struttura nel 2004, per la valorizzazione del cinema made in Italy si annuncia ancora più consistente. Ne parliamo con Montaldo sottolineando anche il rapporto tra cinema e Tv. Tra prossimi arrivi nelle sale e pellicole in preparazione, l'anno in corso imprimerà una svolta alla produzione cinematografica italiana. A cosa attribuisce tanta vitalità? «Innanzitutto all'impegno di una nuova generazione di registi, alcuni dei quali di notevolissimo talento, ed alle grandi potenzialità di giovani attori che associano alla credibilità un'intrigante professionalità. L'attuale lavoro dei giovani registi è tanto più apprezzabile in quanto sono costretti a fare i conti con tempi stretti di lavorazione e budget più limitati». Lei che, tra l'altro, ha diretto per la Tv nel 1982, il kolossal «Marco Polo» crede che la fiction abbia fagocitato il cinema? «La risposta merita una serie di considerazioni. Innanzitutto bisogna riconoscere alla fiction la duplice funzione di fucina di attori e di piedistallo di lancio per molti autori ai quali è stata fornita la possibilità di estrinsecare la propria professionalità. Il vero problema è nella scrittura: la lunga serialità televisiva sottrae tempo alla stesura di una sceneggiatura per il cinema che, nella durata di due ore, deve riuscire a comunicare al pubblico tutta la tensione della vicenda raccontata. Mentre una storia televisiva è diluita in più puntate, quella cinematografica è condensata nella durata del film. Martin Scorzese, ad esempio, riscrive una sceneggiatura anche 15 volte, finché non è certo della funzionalità». Qual è, a suo parere, il motivo per cui attori ed attrici che nella fiction riscuotono gran successo d'audience, al cinema non confermano il medesimo gradimento di pubblico? «Il piccolo schermo premia per le storie che riesce a raccontare ma consuma in immagine. Accade così che personaggi, visti frequentemente in Tv, vengano penalizzati nelle sale cinematografiche. Sul fenomeno incide la pubblicità. I grandi attori dovrebbero trasformarsi in testimonial per il mercato straniero, secondo l'esempio dell'americano George Clooney sbarcato in Italia con una réclame di grande impatto». Abbiamo troppi idoli e troppe star? «Esattamente, oggi, tra personaggi televisivi, musicali e sportivi, c'è una vera inflazione di idoli, rispetto all'epoca in cui per me esisteva solo Coppi. Ma nello stesso tempo è molto più difficile conquistare il successo». Quale, tra i suoi film, ha amato maggiormente? «Non ho mai visto, dopo la fine delle riprese, una mia pellicola. Rivivrei la sofferenza per gli imprevisti che, inesorabilmente accompagnano la lavorazione, e le condizioni precarie in cui magari una scena è stata girata». Quali sono i film coprodotti da Rai Cinema per il 2004? «Tra breve arriverà nelle sale "La chiavi di casa", il nuovo film di Gianni Amelio con Charlotte Rampling e Kim Rossi Stuart. Michele Placido ha firmato "Ovunque sei", con Stefano Accorsi mentre Marco Ponti dirige Vanessa Incontrada in "Da nessuna parte", Alex Infascelli torna con "Il siero della verità" un film con Margherita Bui e Francesca Neri. Rai Cinema produrrà anche i nuovi lavori di Marco Tullio Giordana, di Bellocchio e la pellicola di Pupi Avati dal titolo provvisorio "Ma quando arrivano le ragazze". Alessandro D'Alatri con "La febbre" riporta a recitare Fabio Volo, Enrico Lo Cascio interpreterà "La vita che vorrei" di Piccioni e "Occhi di cristallo" di Eros Puglielli. Infine inizieranno presto le riprese di "Amatemi" con Isabella Ferrari e "La mia mano destra", diretto da Cristina Comencini».

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