Delitto e castigo nell'Istanbul cosmopolita
non ha nulla neppure della "testa d'uovo" di Poirot, tutto cervello e ragionamento. A dir la verità non ha neanche le fortune dell'ambientazione, siano esse le metropoli americane o i paesaggi urbani e di campagna della vecchia Europa. L'ispettore Çetin Ikmen vive in una città-ponte, sospesa tra Europa e Asia, crogiolo di storia e macedonia di storiacce. Come quella che la scrittrice inglese Barbara Nadel, con «La figlia di Belshazzar», cuce sulle spalle di questo atipico poliziotto, che fuma davvero come un turco, non disdegna la compagnia della bottiglia e ha una sequela di figli dalla moglie che ama a suo modo. È questo il suo primo romanzo tradotto in italiano che ha per protagonista Ikmen. Un thriller che risucchia nel vortice dell'intreccio e fa scattare una corsa progressiva verso l'ultima pagina per vedere tutti i tasselli finire al loro posto. Un anziano ebreo di origine russa dal misterioso passato viene trovato seviziato secondo una liturgia omicida che nasconde la chiave del delitto. Una svastica disegnata col sangue sulla parete della squallida stanza del quartiere ebraico getta l'inquietante ombra dell'antisemitismo. Le indagini paiono indirizzarsi verso un magnate di origine tedesca che negli anni '30 aveva nutrito aperte simpatie per il nazismo, e per questo aveva licenziato a suo tempo proprio la vittima dell'assassinio. Nella vicenda s'insinua un insegnante d'inglese innamorato di una splendida e sfuggente ragazza d'origine russa, la cui famiglia matriarcale serba un tragico segreto che risale alla Rivoluzione bolscevica. I fili vengono annodati pazientemente da Ikmen fino alla scoperta di una verità amarissima che affonda le radici nella storia del '900. La londinese Barbara Nadel, psichiatra e consulente medico-legale, possiede il dono di una scrittura fluente capace di ricreare atmosfere, odori, sensazioni e suggestioni che si inseguono tra le vie di un'Istanbul che rifugge cartoline turistiche e luoghi comuni. Qui si muove il suo investigatore turco lontano anni luce dall'eroe-poliziotto e dall'infallibile detective di tanta letteratura anglosassone. Un uomo con poche certezze che combatte la logica criminale dalla sua scrivania e soprattutto nel dedalo di una metropoli che porta in sé i germi delle contraddizioni congenite alla sua duplice natura. Barbara Nadel, «La figlia di Belshazzar» Hobby & Work 440 pagine, 17 euro