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Bobbio, ragione e tolleranza

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Fra i quali è noverato il prof. Gaetano Carcaterra, docente di Filosofia del Diritto all'Università di Roma e Presidente della Società Italiana di Filosofia del Diritto. Ricorda Carcaterra che Bobbio poneva a guida vuoi dell'attività speculativa vuoi del comportamento pratico (politico, sociale e morale) la ragione. Non già la «Raison» elevata a totem dagli Illuministi settecenteschi; non quell'idolo dell'«Aufklärung» tenuto per soggetto indefettibile ed assoluto del comprendere e dell'agire: quasi una sorta di divinità laica, inconsapevole di far correre seri pericoli alla stesso buon senso di che era figlia e vanto; bensí quella ragione immanente e per cosí dire umanizzata, intesa a sorvegliare sé stessa in un processo di continua verifica: a correggersi attraverso l'esperienza mondana non meno che attraverso il metodo e l'accettazione costante del dialogo. «Possiamo ritenere Bobbio - precisa Carcaterra - tra i pensatori che hanno rinnovata la cultura italiana aprendola nel secondo dopoguerra a filosofie e movimenti fino ad allora poco diffusi nel nostro Paese: ad esempio il Neopositivismo, la Filosofia analitica inglese e la Filosofia del diritto kelseniana. In un'epoca come la seconda metà del secolo ventesimo, ove lo spettro dell'ideologia s'aggirava per l'Europa magnificando utopie, minacciando la dannazione dell'anima al di fuori di sé e ponendo in essere feroci teatri di sterminio di massa, ebbene la parola, la lezione, l'esempio del filosofo piemontese hanno costituito un approdo d'amore e di rispetto per un'umanità assediata dalla follía ed impregnata di tossiche illusioni. La ragione di Bobbio è stato punto d'ineludibile equilibrio per accedere, se non a quella felicità di cui l'intelligenza suole diffidare, almeno a quella serenità cui la natura ci concede d'ambire». A giudizio del Carcaterra l'apertura di Bobbio all'altro da sé insieme al suo radicale rigetto d'ogni dogmatismo ideologico lo hanno condotto a valutare, traendone ciò che di buono ne emergeva, alcune esperienze decisive sul piano morale e civile, sí che la sua cultura si snodasse in modi robusti e armoniosi tra elementi di matrice liberale e socialista. Ma non si potrebbero individuare nel pensatore piemontese segnali di un relativisimo (che mai giunge al pessimismo etico, o politico) se non compresi dal potente afflato di quella tolleranza che in Bobbio s'identifica tout-court in un sentimento d'indulgenza, d'attenzione ai punti di vista alternativi.

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