Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

I colorati book shop non hanno memoria

default_image

  • a
  • a
  • a

La recentissima profezia profferita da qualche fondamentalista dell'informatico, che presto il libro on line avrebbe rimpiazzato quello cartaceo, si sta rivelando grossolanamente errata: e noi ne godiamo. Modificherà aspetto e formato, magari, ma resterà lui: alcuni fogli di carta stampati e spesso anche illustrati, tenuti insieme e chiusi da una copertina. Dunque, non stanno morendo né le biblioteche, né le librerie. Si modificano: questo sì. Nella mia Firenze sono scomparse a ruota due librerie storiche del vecchio centro, la Seeber e la Marzocco; ma ne sono nate altre di nuvo tipo, come la BZF tenuta dalla nuova Vallecchi o la Edison. Librerie che sono anche «spazi per incontri», dove si può anche prendere il caffè, cenare, intrattenersi, fare spettacolo. Anche a Roma le librerie nascono e muoiono: Mondadori ha saputo rinnovarsi, ora è la volta della fiammante Feltrinelli della Galleria Colonna splendidamente restaurata. Spettacoli, incontri, modi nuovi di leggere e di far cultura. Qualcuno storce il naso o grida all'inciucio intellettuale: temendo magari che queste nuove formule rappresentino un ulteriore capitolo d'una battaglia che si presenta come intellettuale ma ch'è, in realtà, politica. Magari di copertura a una nuova offensiva di sinistra. Io, che non faccio l'intellettuale e non sono di sinistra, non ho alcuna prevenzione, e meno ancora ho paura, di queste librerie di nuovo tipo. Anzi, mi piacciono, mi ci trovo bene. L'importante è che la gente pensi. Che legga insomma: meglio e di più. Ma è proprio questo che un po' mi preoccupa. Questi scintillanti book shops, con la loro aria che in infinite varianti propone l'incontro tra il salotto sofisticato e il centro commerciale, sono ricchi in proposte d'ogni genere salvo in un campo: hanno poca memoria o non ne hanno alcuna. I libri d'oggi, quelli proposti in queste librerie, hanno vita brevissima, qualche settimana, qualche mese al massimo: poi vengono impietosamente sostituiti da altri. Nelle librerie «d'una volta» (usiamola ogni tanto, quest'usurata espressione!) si andava anche per rimediare a qualche vecchia lacuna intellettuale, si entrava fiduciosi di trovarci chi ci avrebbe aiutato a rintracciare anche una vecchia edizione. Le vecchie librerie sapevano di passato, qualche volta di stantìo: queste, nervosamente protese al futuro e al rinnovamento, non hanno memoria. Badate: qui non si tratta di nostalgia: è questione di qualità. Si tratta di capir bene che tipo di cultura stiamo perdendo e qual è quello che ci viene, viceversa, proposto.

Dai blog