«Smetta di difendere il premier». Butti (An): «E lei non faccia comizi»
E volano parole grosse che spazzano via ogni proposito di collaborazione al vertice in vista dell'audizione di giovedì sulla legge Gasparri. «Un attacco violento, premeditato al premier senza contraddittori, pieno di falsità. Roba da querela. La trasmissione di Deaglio, "L'elmo di Scipio" in onda su Raitre, ha offeso ancora una volta il pluralismo», afferma in mattinata il presidente dei senatori di Fi Renato Schifani che annuncia un'iniziativa degli azzurri «perchè il direttore Ruffini riferisca al più presto in Vigilanza». Una polemica che scatena la reazione della sinistra a difesa di Deaglio contro la «censura». Ma in serata il colpo di scena è dell'Annunziata che accusa Cattaneo di «fare l'avvocato del premier» e di «vendere fumo» sui contenuti del digitale. Per il presidente della Rai, la procedura avviata da Cattaneo, con la richiesta della cassetta della trasmissione, è «un dejà-vu, di una sequenza fotocopia che non dubitiamo voglia arrivare alla stessa conclusione di RaiOt». E annuncia battaglia: «Non mi sottrarrò ad alcuna responsabilità di tipo politico e legale per difendere l'autonomia delle testate e dei giornalisti». Mentre Deaglio sceglie la strada della provocazione: «Dicessero esplicitamente che non si può parlare male del premier, così ci si adegua», il dg Cattaneo fa sapere di essere «sconcertato» per le dichiarazioni della presidente che non gli parla più di persona ma solo tramite agenzia, infatti, nei riguardi di Deaglio è stata attivata una «normale procedura, obbligata dalle regole che impongono il rispetto del pluralismo». Insomma Cattaneo ha solo applicato le regole. E poi nei confronti di Deaglio non sarebbe prevista al momento alcuna chiusura. L'attacco dell'Annunziata viene stigmatizzato da Butti di An («Non vogliamo mandar via l'Annunziata, non vogliamo nemmeno paragonarla alla Befana, ma con l'Epifania cessi queste antipatiche polemiche contro la direzione generale») e di Caparini (Lega) che giudica «gravissimo l'attacco della presidente, soprattutto perché il dg non ha fatto altro che esercitare un suo diritto e anche dovere, cioè garantire il pluralismo». Giu.Cer.