Anche un concorso nel nome del parlare acido e pepato
Ma all'Aquila, un'antica tradizione nata nel 300, nel ricordo del martirio di Santa Agnese, la santa che fu elevata a protettrice dei linguacciuti (con molti brividi per la Chiesa), il 21 gennaio di ogni anno varie congreghe con i loro soci, le loro abitudini, il loro gossip nascosto, si riunisco sempre negli stessi locali e, nel corso della conviviale, «sparlano» a ruota libera fino ad arrivare alla elezione del presidente dei «linguacciuti» e varie altre cariche come la «lavannara» (lavandaia), la «lima sorda», la «mamma degli c... degli altri». Quest'anno nella tradizionale festa di Sant'Agnese che, lo ripetiamo, coinvolge tantissime congreghe, ha trovato spazio un ritorno culturale di spessore che si snoderà nei giorni 9 e 10 gennaio. Nasce così, con l'Associazione culturale la «Confraternita Aquilana dei Devoti di Santa Angnese», il concorso «Il pianeta maldicenza», per il quale sono stati presentati 63 lavori di cui 12 progetti sono stati già selezionati da una speciale giuria. Progetti costituiti da poesie e prose in dialetto o in lingua, costituiranno il primo momento del grande evento programmato per la ricorrenza di quest'anno e saranno rappresentate il 9 gennaio al Teatro Comunale. La partecipazione è stata altissima e la selezione si è rivelata tutt'altro che facile. Durante la serata finale i lavori saranno rappresentati da attori per lo più non professionisti, senza esclusione di sorprese, come ad esempio la scesa in scena, come attore, del sindaco del capoluogo Biagio Tempesta. La regia del tutto è affidata a Maria Cristina Giambruno. Il concorso ha l'obiettivo di favorire un'adeguata e corretta conoscenza della singolare tradizione aquilana della festività di Santa Agnese. È previsto anche un corteo e nel cortile del Palazzo Municipale si snoderà una festa, mentre il 10 si terrà un convegno nazionale sulla maldicenza, che sarà moderato da Bruno Vespa e che vedrà la partecipazione di Francesco Cossiga e di altri esponenti del panorama culturale italiano. Poi il 21 esplode la festa vera e propria e, nel frattempo, le lingue più «pepate» affilano le armi. F. Gian.