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Michele Mirabella, un «elisir» di giovinezza

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È un programma di cultura medica trattata in modo molto popolare ma mai volgare. Un programma raffinato e ironico allo stesso tempo». Si sente pugliese al cento per cento? «Al cento e uno per cento. Sono nato a Bitonto. Mio padre, un ufficiale dell'Esercito pluridecorato, girava spesso per motivi di lavoro, mia madre una professoressa di lettere. Una famiglia borghese. Tre fratelli. Una famiglia unita». Un'infanzia spericolata? «No. Da bambino ero comunque molto discolo ma tanto pretenzioso. Se un insegnante non aveva il mio gradimento non mi interessava né lui né la materia che insegnava. Anzi mi annoiavo. Avevo grandi problemi con la matematica. Oggi l'adoro mi affascinano questioni di matematica pura. Comunque ho avuto una formazione classica». Ma da piccolo voleva fare quello che fa? «Sin da piccolo volevo diventare regista di teatro. L'ho fatto e continuerò a farlo anche quando lavoro in televisione». E la televisione è un'amica o un'amante? «È un'amica e un'amante insieme. Ho un grande amore per la televisione. Sin dal suo apparire ho capito ed intuito le potenzialità di quella scatola che a volte può essere anche magica. A 15 anni avevo già scritto la proposta di un programma, "Il mondo in soggettiva", riprese in giro per la città con una telecamera in fronte, un'idea poi realizzata da altri». E la radio? «All'inizio mi occupavo tanto di radio. Ritenevo di non essere bravo per la televisione. Poi ho capito fortunatamente che non era proprio così. Comunque nella mia carriera ho fatto di tutto. Regie teatrali, regie liriche, films, l'attore, il regista e l'autore». Come vede il suo futuro? «Lavoro, lavoro, lavoro, sto lavorando ad un progetto. "Garibaldi amore mio" con la regia di Maurizio Micheli e prodotti da Franco Parenti sarà sicuramente uno spettacolo interessante. Poi altre messe in scena. Per l'estate il progetto della regia lirica di "Cavalleria rusticana"». Un papà modello? «Forse sì. Due figlie Margherita e Marta. Margherita ormai donna, Marta non più bambina». Il suo desiderio non ancora realizzato? «Il sogno della mia vita è la ricostruzione del Teatro Civico di Bitonto chiuso per 45 anni che sarà inaugurato a primavera. Anche i sogni aiutano a vivere».

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