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Troppi generali in lite, esercito in rotta

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Nella battaglia della III guerra d'indipendenza i contrasti al vertice provocarono l'inatteso rovescio

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Si tratta infatti del teatro di una duplice sconfitta dei nostri soldati nelle battaglie risorgimentali. La prima sconfitta, tra il 24 e il 26 luglio del 1848, vide l'esercito piemontese guidato dallo stesso Carlo Alberto scontrarsi per oltre 48 ore contro le armate austriache di Radetzky e ripiegare infine verso Milano dopo essersi battuto con onore, anche se con poca fortuna, contro forze meglio addestrate e in posizione più favorevole. Tutt'altro scenario per la seconda battaglia, del 24 giugno 1866, culmine della III guerra d'indipendenza, quando a cimentarsi con il nemico di sempre, l'esercito austriaco, si trovarono per la prima volta le armate del nuovo Stato Italiano. Fu uno scontro confuso, sul quale scorsero fiumi d'inchiostro per mano dei tanti generali che vi presero parte, senza però arrivare a una verità condivisa, tanto che lo stesso Montanelli lamentava la mancanza di un libro leggibile sull'argomento. Si sa che questo genere letterario non è nella nostra tradizione, ma i tempi cambiano e finalmente un libro di due giovani appassionati di storia militare, Marco Gioannini e Giulio Massobrio, ispirati dalla seconda anglosassone, che sa far leggere con piacere anche i tecnicismi di uno scontro armato, ci restituisce una leggibilissima e documentata ricostruzione della battaglia del 1866 attenta ai protagonisti militari, ma anche a quanti vi combatterono, da Edmondo De Amicis, che confessò di non aver visto molto, a Teodoro Moneta, futuro premio Nobel per la pace nel 1907. Il nocciolo della sconfitta, è noto, va cercato nel contrasto tra i vertici militari, in particolare tra La Marmora, che ebbe il comando supremo e la guida dell'armata che avrebbe dovuto attaccare dal Mincio, e Cialdini, a cui fu affidata l'armata del Sud, con il compito di attraversare il Po. Mentre il secondo non ebbe neanche il tempo di dare l'avvio alle operazioni, il primo fu sorpreso dall'offensiva austriaca guidata dall'arciduca Alberto con i suoi due corpi d'armata, al comando di Durando e Della Rocca, in piena fase d'avanzata. Le confuse ore del 24 giugno videro le divisioni italiane impegnate senza un coordinamento efficace e affidate all'iniziativa individuale dei comandanti. Così se quelle guidate da Bixio e Govone resistettero eroicamente, altre cominciarono ad arretrare prima ancora di combattere, inducendo Della Rocca prima, e La Marmora poi a intraprendere una ritirata che si trasformò poi in una rotta disordinata. Marco Gioannini e Giulio Massobrio «Custoza 1866. La via italiana alla sconfitta» Rizzoli 400 pagine, 19.50 euro

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