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In terra cruda come Bam

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La città e la fortezza di Bam, distrutte dal terremoto in Iran, erano state costruita con questa tecnica. Anche lo ziggurat (torre) di Choga Zanbil (la città santa elamita), un altro dei principali monumenti iraniani, è fatto di terra cruda. Una tecnica che è la più antica e la più diffusa: l'argilla o il fango vengono pressati in una cassaforma di legno e poi lasciati essiccare al sole. Così nasce l'«adobe», dall'arabo «al tub», il mattone non cotto al forno. Anche la biblica Torre di Babele era stata innalzata così. Costruivano con l'«adobe» le più grandi civiltà sorte sulle rive dei fiumi, e cioè la mesopotamica, l'egizia, l'indiana e anche quella cinese. Di mattoni in terra cruda erano fatti anche edifici europei. In Italia, la tecnica è stata praticata nell'Oltrepò pavese e nel Campidano, in Sardegna. Qui si è costruito con l'adobe fino agli Anni Cinquanta, e se oggi la terra cruda non viene notata da chi guarda le case, è solo perché i muri sono stati rivestiti di intonaco. Con la terra cruda, architetti e scultori dell'antichità riuscivano a realizzare perfino i bassorilievi, e anche vere e proprie statue, come il Budda dormiente, lungo 19 metri, che si trova sulla sommità dello stupa di Tepe Sardar, presso Ghazni, in Afghanistan. Nei palazzi di Chan Chan, la tecnica costruttiva della terra cruda è già molto matura, osserva l'architetto Roberto Orazi, dirigente di ricerca del Cnr, che è a capo della missione italiana in Perù. La forma dell'adobe era cambiata nel tempo: da un mattone piatto e quadrato si era passati a una forma trapezoidale fino ad arrivare a un mattone molto grande chiamato adobòn. La costruzione di Chan Chan era incominciata nell'850 dopo Cristo ma la città ha la sua epoca di massimo splendore nel 1400; poi nel 1447 il regno dei Chimu viene incorporato nell'Impero Inca che nel 1533 cadrà sotto i colpi dei conquistadores spagnoli. L. D. A.

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